Cari lettori/lettrici di "Educhiamo", per
questo nuovo articolo ho pensato di proporvi un argomento sempre attuale che ci
permette di riflettere insieme e che vi permette di raccontare e condividere le
vostre esperienze sia come genitori che come educatrici/educatori: Asilo Nido
sì oppure no? E quale impatto può avere una tale scelta sullo sviluppo
relazionale e sociale di vostro figlio/a, se diamo per scontato che abbia
un'influenza?
La Psicologia dell’età Evolutiva ha dedicato, negli
ultimi trent’anni, una crescente attenzione alle prime fasi dello sviluppo
sottolineando come sia significativa la precocità di molti aspetti cognitivi e
sociali che il bambino acquisisce tra gli 0 e i 18 mesi di vita.
Ma cominciamo dal principio...
Come prima cosa, si è scoperto che il bambino, fin
dai primi momenti di vita, è competente ed attivo nei confronti dell’ambiente,
e dotato di capacità proprie. Nello sviluppo affettivo e cognitivo del bambino viene riconosciuta grande
importanza alla socialità intesa sia come sviluppo di rapporti di
attaccamento verso adulti significativi (genitori ma anche figure di
accudimento), sia come relazione sociale con i coetanei.
Per un bambino infatti entrare al nido può avere
diversi significati, fra cui:
- conoscere spazi e persone mai viste prima;
- abituarsi ad un’organizzazione della giornata diversa da quella di casa;
- imparare a stare bene anche lontano dai genitori;
- accettare altri punti di riferimento;
- accettare di relazionarsi e "mediare" con altri bambini;
- superare le frustrazioni e, in questo modo, imparare ad affrontare meglio la realtà.
Quelle appena citate non sono altro che le
"life-skills" ovvero le capacità di adattarsi alla vita e a
come essa si presenta, le risorse personali di ognuno, che dunque, il bambino
comincia a "maneggiare" proprio nell'ambito del Nido.
E' anche vero però che non tutti i bambini
hanno reazioni "positive" al
Nido, ancor di più nel momento dell'inserimento. Infatti, diversi possono
essere i comportamenti che il bambino può manifestare:
- il bambino piange quando il genitore si allontana dal nido;
- il bambino ricerca un rapporto fisico "privilegiato" con l’educatore;
- il bambino si porta da casa, o porta a casa dal nido, un oggetto che gli dà sicurezza; ( da casa può portarsi il cosidetto "oggetto transizionale", che il più delle volte è un peluche, un gioco a cui è affezionato o anche una maglia che ha lo stesso profumo della mamma).
Ad esempio, cosa succede nella testa del bambino
quando piange appena la mamma si allontana o quando non riesce a giocare
insieme agli altri, stando per conto proprio?
In base a quella che può essere la mia esperienza e
la mia professione, quasi sempre il bambino piange inizialmente perchè potrebbe
non accettare di essere consolato dall’adulto,
adulto che non è "ai suoi occhi" nè la mamma, nè la nonna, nè
il padre e di conseguenza rifiutare il rapporto con gli altri bambini.
Bisogna dire anche, a onor del vero, che ci sono
anche alcuni bambini che sono presi dalla curiosità e dalla novità e non
mostrano immediatamente queste reazioni,
e tali reazioni possono capitare solo dopo qualche mese dall'ingresso al
Nido.
E a casa invece cosa accade? Come viene
accolta la notizia del Nido nella famiglia?
Storicamente, la trasformazione della
famiglia avvenuta nell'ultimo secolo rende necessario, sempre più spesso,
ricorrere alle Istituzioni per l'allevamento e la cura dei figli. La famiglia è diventata infatti mononucleare: non ci
sono più nella stessa abitazione come succedeva spesso prima altre figure
parentali al di fuori dei genitori (come nonni o zii); inoltre, è molto alta la
percentuale di figli unici.
Quindi,
con tutti questi cambiamenti storici e familiari possiamo dire che il Nido è
diventato un'esigenza "moderna" derivata dal fatto che molte donne lavorano fuori casa
e spesso al compimento del terzo mese di vita del bambino hanno bisogno di
riprendere l'attività lavorativa sia per mantenersi la posizione lavorativa,
sia per un giusto bisogno personale. Inoltre, non vi sono, appunto, altre
figure familiari attorno per cui la possibilità di inserire il piccolo nel Nido
può essere una buona soluzione.
Difatti, in relazione a questi fattori,
alcuni atteggiamenti da parte del bambino che ha appena cominciato ad andare al
Nido potrebbero essere questi, accennandone qualcuno...
- il bambino ricerca con più insistenza uno dei due genitori o tutti e due;
- manifesta eventuali cambiamenti nel momento del pasto o del sonno;
Quindi, il Nido rappresenta a tutti gli effetti il primo passo
verso la crescita, ma anche qualcosa di più...se ci pensiamo bene! E' il primo
grande atto di fiducia che facciamo nei confronti del mondo esterno e degli
altri! Difatti, il piccolo conosce nuove persone, quindi per lui/lei estranei
al suo ambiente familiare e deve relazionare con loro, deve conoscerli, deve
comunicare con loro, sintonizzarsi sui loro ritmi....beh, detta così può
sembrare una questione semplice, ma è tutt'altro per i nostri piccoli! E'
l'equivalente di andare in avanscoperta in un territorio dove non siamo stati
prima, curiosare, guardare i dettagli, osservare e capire "come
funziona" con persone diverse, orari diversi, cibo diverso....
Cosa succede al bambino che vive tutto questo??
Esce dalla fase egocentrica e vede gli altri, si confronta,
comunica, il gruppo comincia a svolgere una notevole azione normativa e
disciplinare, nonostante la piccolissima età. E' importante uscire dalla fase egocentrica: solo così imparerà
a tenere a freno le proprie pretese e l'esibizione del proprio Io, potendo
raggiungere così uno sviluppo sereno e
equilibrato.
Per lasciarvi
uno spunto, il Nido può essere uno stimolo per lo socializzazione precoce, un
modo che consente al bambino di di acquisire consapevolezza delle proprie
forze e dei propri limiti, un mezzo utile per conoscersi sempre di più.
Naturalmente,
è altrettanto vero che, tengo a dirlo, che la scelta dell'Asilo Nido è sì un
passo importante, ma non necessario, visto che in ogni caso il piccolo poi si
affaccerà alla scuola materna dove avrà comunque modo di crescere e
relazionarsi con gli altri in totale tranquillità.
Come tutte le
cose è una questione di scelta...
di Alessandra Bondi