Quasi quotidianamente leggo notizie sulla privatizzazione di
nidi in Italia. La nuova situazione del Paese non aiuta di certo i Comuni, che dispongono
di fondi esigui per gestire una gran quantità di servizi per i cittadini. Il nido
è uno dei più facilmente cedibili a privati: di solito sono le cooperative che
si occupano del personale e dell’andamento dell’asilo, mentre il Comune cede la
struttura e quanto ci sta dentro. E’un passaggio quasi indolore: le famiglie
non dovrebbero nemmeno percepire il cambiamento di consegne, ma a mio parere
dietro c’è di più.
C’è una mancanza di presa di posizione per la tutela non di
un servizio qualunque ma di un’istituzione educativa, c’è il pensiero al lavoro
delle mamme, all’esigenza di affidare i bambini a persone fidate, c’è l’urgenza
di sistemare. L’educazione viene dopo.
Si perde il valore del servizio, la bellezza e l’importanza
di investire sul futuro e questo mi fa star male perché credo in questa
istituzione. Non mi piace chiamarlo semplicemente servizio, perché ritengo che
un ente che si occupi di rendere autonomi e sereni bambini in una fascia di età
così bassa non eroghi soltanto un servizio.
Sarebbe bello che le politiche comunali divenissero statali,
che non esistessero diversità da zona a zona, da asilo a asilo, che ci fosse
una rete reale in cui educatori di tutta Italia potessero comunicare e
condividere esperienze realmente realizzabili.
Sarò un po’utopica, ma continuo a crederci.
se un uomo sogna da solo... è solo un sogno...
RispondiEliminase si sogna in tanti... è la realtà che comincia!
(proverbio brasiliano)
... anche io continuo a crederci... e siamo il 2!! :D
Stefania, il tuo ottimismo è sempre contagioso! Infatti io brontolo per buttare via le sensazioni negative: combattere con il sorriso è la miglior strategia per adesso!!!! :)
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