Oggi ho visto girare in rete qualche filmato e qualche
articolo riguardo alla giornata mondiale della Sindrome di Down, una delle
patologie più conosciute e diffuse causata da un’anomalia genetica. Ormai ogni
giorno è una “giornata mondiale” di qualcosa: non so se è una trovata
pubblicitaria di Google per rinnovare il proprio logo e non so realmente che
portata abbiano questi giorni speciali.
Oggi però ho sentito davvero di dover fare una riflessione
più approfondita sull’argomento.
Ho avuto la fortuna di lavorare con una ragazza con Sindrome
di Down, un cosiddetto inserimento lavorativo. Aveva la vanità di un’adolescente,
nonostante non fosse proprio giovanissima, e la dolcezza di una bambina, ma era
una donna a tutti gli effetti: sapeva quelle che erano le sue mansioni, provava
simpatie e antipatie, si arrabbiava quando l’autobus la faceva arrivare tardi.
Quando poi mi raccontò quanto guadagnava rimasi a bocca aperta: se le avessimo
fatto un’offerta sarebbe stato più sostanzioso.
Mi chiedo se sia davvero possibile inserire ragazzi con
Sindrome di Down all’interno del mondo lavorativo e sociale. Me lo chiedo e mi
rispondo che il difficile non è necessariamente impossibile.
Concludo con il link di un estratto di film sull’argomento…
Mi è rimasta nel cuore la storia di George. Era buono.
e il link del sito del Coordown
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