mercoledì 18 febbraio 2015

Un "No!" per aiutarlo a crescere...

La società odierna ci trasmette continui cambiamenti significativi, non solo nei ruoli di padre e madre, ma soprattutto porta con sè delle vere e proprie piccole rivoluzioni nelle dinamiche e nella gestione delle relazioni familiari, ancora di più quando vi è un bambino piccolo.

La relazione con l'adulto è infatti il primo contesto di socializzazione familiare per un bimbo e per far sì che quest'ultimo diventi un adulto sano, indipendente, capace di ascoltare e comunicare è necessario vi sia da parte dei genitori uno stile educativo autorevole, indicato da vari studi sociologi come lo stile più positivo e adattivo per la crescita.

Questo stile di attaccamento autorevole, così nominato da Baumrind negli anni '70 è caratterizzato da impegno e autonomia, dove i genitori diventano una base sicura alla quale il figlio può fare riferimento nel momento del bisogno e dalla quale allontanarsi per esplorare l'ambiente esterno, diventando gradualmente autonomo. Al tempo stesso lo stile autorevole però richiede anche severità, assertività con il piccolo.... e coraggio da parte dei genitori di saper dire di "no!" quando il caso lo richiede...

Posso immaginare già cosa state pensando, cari lettori... sappiamo bene quanto sia difficile dire di no! Ancora di più se si tratta di dirlo ai nostri cuccioli!! Come vi sentite cari genitori, ogni volta che vorreste dire di no e vi ritrovate invece a dire di sì per tantissimi altri motivi?!?!

Beh...cominciando da lontano, dire di "no" rappresenta un problema per gli adulti, figuriamoci per dei genitori; e ciò sarebbe dovuto al fatto che la parola "no" è emotivamente legata al rifiuto personale!

Inoltre, possono essere tante le cause per le quali si fa fatica a dire di no, e fra queste ad esempio dire di "sì" per evitare magari un ennesimo pianto da parte del bambino, che ovviamente reagisce con l'unico mezzo che ha a disposizione: le lacrime o le urla, modo per dire ai genitori che è arrabbiato...perchè non è stato accontentato!

Tornando però al tema di oggi, parlare di assertività nella relazione genitori-figli può essere davvero prezioso. La capacità, infatti, di comunicare in modo diretto soprattutto con i figli, non si eredita, ma la si apprende nel corso della vita con l'esperienza.

Saper dire di no è sicuramente un tassello fondamentale nella crescita di un bambino, ma questo fa parte di un'area ancora più grande di sviluppo, ovvero quella degli atteggiamenti relativi al rapporto con il proprio figlio. Ma quali sono gli atteggiamenti e i comportamenti che è necessario che i genitori abbiano per favorire lo sviluppo dell'assertività con i figli, oltre ad un buon rapporto educativo ed affettivo?
Prima di tutto....


1- Atteggiamento di apertura verso l'altro. 
In altre parole, se il bambino si sente trattato con rispetto e con dignità, anche nelle sue emozioni, allora riconoscerà anche alle altre persone questo stesso diritto. In particolare, il genitore dovrebbe riconoscere nel figlio anche le emozioni più negative e accettarne l'espressione, facendo così passare il messaggio (ad esempio, molto utile con la rabbia espressa dal bambino quando gli viene detto di no) che verrà comunque amato e accettato, nonostante le emozioni negative espresse.


2- Ascoltare. 
Riuscire ad ascoltare può sembrare una banalità a volte, ma è una competenza che la si apprende nel tempo trascorso insieme, nella presenza, nella qualità del tempo. Anche ascoltare è una parte importante nel saper dire di no! Ascoltare infatti comporta dare spazio al bambino, sentire quelle che sono le sue ragioni e per questo meritevoli di essere ascoltate. Invitarlo a parlare o prendersi un momento tutto per sè per raccontare ai genitori com'è andata all'asilo o com'è andata a scuola. Stimolarlo o anche aiutarlo a trovare le parole per descrivere come si è sentito in un'occasione particolare ( ad esempio, in un'attività fatta all'asilo o in un voto che ha preso a scuola).


 3-Trasmettere le regole in modo autorevole. 
Bisogna ricordarsi che fa la differenza come si insegnano le regole di comportamento ai propri figli, tanto che spesso il genitore dimentica che il figlio non è di sua proprietà, ma che va trattato come individuo a sè.

In questi casi, dire di no può davvero mettere a dura prova: il "no" infatti rappresenta un limite, che è in grado però di favorire la crescita del bambino. Infatti, il piccolo non solo imparerà a fare i conti con il senso di frustrazione, capacità assolutamente necessaria nel saper affrontare tutti gli eventi della vita, ma comincerà a gestire piano piano, a conoscere, a fare amicizia con le emozioni negative, che possono venir fuori dai conflitti con mamma e papà e accettare che ci possono essere volontà diverse dalla propria da rispettare.


Dunque, un genitore che impara a dire “no” al proprio bimbo lo sostiene nella sua fatica nell’accettare quel limite, lo aiuta a diventare un bimbo più sicuro di sé, che può muoversi nel mondo conoscendo i propri confini e quelli altrui.A livello emotivo può essere difficile, soprattutto all'inizio, ma il "premio" finale è davvero importante e bello: un bambino in grado di essere coraggioso nelle proprie scelte, che dice di "no" a richieste che considera sbagliate, che sostiene la propria volontà.

"Un No non è necessariamente un rifiuto dell'altro o una prevaricazione, ma puiò dimostrare una fiducia nella sua forza e nelle sue capacità". 
(Phillips, 1999)

di Alessandra Bondi