venerdì 14 dicembre 2018

Cronache di un babbo in via di educazione: la triste consapevolezza

Nel  esatto in cui ho realizzato di diventare papà ho iniziato a stilare una lista mentale delle cose che avevo da fare.
Mi arrivavano in mente tipo titolo di coda, la fine di un film con tanto personale che ci lavora. Ma tanto. Una lista infinita. Dal ridipingere la camerina ad ultimare tutti i lavori di categoria “lo faccio dopo”.

In un attimo ho visto la casa con gli occhi di un genitore apprensivo. Ogni angolo celava pericoli ed imprevisti. Spigoli assassini, prese mortali e sporgenze mutilanti.
Ma soprattutto, è uno dei pochi modi che ha un babbo per sentirsi utile nei primi mesi di gravidanza. Perché dopo pochi giorni dal test, la mamma arriva a casa con un pacco di analisi da fare, integratori da prendere, diete da rispettare e comportamenti da evitare.

A te nemmeno un bischero che chieda come stai. Qualche timido “congratulazioni”, sussurrato, prima di rivolgere le attenzioni alla mamma.

Per carità, va benissimo così. Solo che, mentre la mamma sa cosa fare in ogni momento della giornata, tu invece devi improvvisare. La fortuna che ha un babbo è che immediatamente non sei più al centro dell’attenzione. Hai 9 mesi di tempo per capire che è arrivato qualcuno che ti ruberà tutte le coccole e le attenzioni. Ma hai tempo per abituarti. 

Pensa alle mamme, poverette, che fino al giorno prima si beccano coccole e vizi e dopo magari un parto faticoso si vedono rubare la scena da un coso brutto e piccino!

giovedì 22 novembre 2018

Educhiamo con i libri: parliamo in piripu

Avete mai letto ai vostri bambini in un'altra lingua? Beh, se vi capita e se sono piccoli, vedrete che poco cambia: sono le immagini e il suono della vostra voce a comunicare con loro.

Se invece vi capiterà in mano un albo illustrato con ometti arancioni, elefanti, forteste intricate, firmato da Emanuela Bussolati (edizioni Carthusia), ecco che tutto sarà diverso.

Le avventure di Piripu Bibi incantano i bambini: dai più piccoli ai più grandi. Eppure le vicende narrate sembrano abbastanza banali: in Badabum, ad esempio, si racconta di un temporale.

Ma cosa rende speciale questa lingua strampalata e onomatopeica?

All'inizio del libro c'è una piccola spiegazione per gli adulti. Un libro è un oggetto e per il bambino rimane tale se un adulto non legge con trasporto. Il piripu serve per fare vocine e facce buffe, per instaurare un rapporto di complicità con il lettore e soprattutto per connettersi alla nostra parte bambina.

La storia non sarà mai la stessa: la mia interpretazione non sarà come la tua. E lo stesso libro diventa mille altri libri.

A volte, quando Teseo è triste, inizio a raccontare "Tararí tararera..." e lui si blocca per ascoltare.

Avete mai parlato in gibberish? Tutti dovremmo farlo ogni tanto, ma questa è un'altra storia...

martedì 20 novembre 2018

Cronache di un babbo in via d'educazione: l'Inizio

Se dovessi descrivere il momento in cui sono diventato padre, non parlerei della sala parto o del primo vagito di mio figlio.

Partirebbe tutto da una mattina presto, di un giorno qualunque, che non ricordo nemmeno. Avete presente il dormiveglia appena prima il suono della sveglia, quando con la coda dell’occhio vedete che mancano ancora 5 meritatissimi minuti?

È il momento in cui cominciate a rimettere a posto i pensieri, a riprendere le fila degli impegni. La consuetudine di quella mattina fu squarciata da mia moglie che entrò in camera brandendo uno stick bianco e con la faccia di quando mi fa le sorprese.

-Tieni!- Esclama.
E mi passa lo stick.

Io, cercando di spalancare al massimo gli occhi cisposi, prendo il test e vedo due linee.
In questo momento tutti si aspetteranno una reazione romantica. Baci abbracci lacrime.

Invece, almeno per me, è come se fosse apparso un gigantesco display con un conto alla rovescia, dove lo 0 corrisponde alla data del parto.
L’unica cosa che sono riuscito a dire è stata:
-Non è vero.-

Anche perché un pochino pensavo che fosse uno scherzo, dato che io sarei capace di scherzi da prete simili.

Chiarito il fatto che mia moglie è una persona seria, sono andato a lavoro.
Col display ancora davanti.
8 mesi, 29 giorni e 20 ore. O giù di lì.

Perché anche se non è un conto preciso comprendevo che mi rimaneva solo quel tempo per fare il ragazzo. L’ultimo periodo della mia vita relativamente senza responsabilità, di svago.

Non potevo sbagliarmi in modo peggiore...

Di Gabriele Mercurii Pinciotti

domenica 18 novembre 2018

Giochiamo con l'olfatto

Obbedisco ai risultati del sondaggio: mi avete chiesto di parlare di attività creative ed eccoci qua. In passato ho già parlato di percorsi sensoriali, attività grafico pittoriche, gioco simbolico, cestino dei tesori, travasi, manipolazione...
Trovare qualcosa di nuovo ed interessante non era facile. Allora mi è venuto in mente che con l'olfatto non lavoro mai al nido. Do per scontato che lo si alleni attraverso tutto ciò che è correlato al cibo.
Senza saperlo, ho fatto un'associazione alla Montessori, che infatti affermava che olfatto e gusto vanno a braccetto e si influenzano a vicenda.
La grande studiosa proponeva attività in cui il bambino, bendato o comunque ad occhi chiusi, deve associare sacchetti di cotone profumati. Questi vengono preparati dall'adulto: un odore per coppia e poi mischiati.
Il bimbo deve annusare, riconoscere e accoppiare. Altre varianti prevedono pannelli con velcro, oggetti con dischetti di cotone imbevuti di essenze..
Devo ammettere che con i più piccoli, a mio avviso, la sola fase della sperimentazione è già divertente. Il mettere insieme due sensazioni uguali è un passo successivo, ma non fondamentale in questa fascia di età.
Ancora una volta bottigliette o barattolini di omogeneizzati bucherellati possono assolvere alla solita funzione in maniera divertente. Possiamo riempirli con erbe aromatiche, saponette, scorze di arancia, stecche di cannella. Le opzioni sono tante e si può giocare anche con profumi e odori pungenti.
Ormai sono decisa a provare a allestire un'attività del genere appena potrò. Voi le avete già messe in atto? Che riscontro avete avuto nei bambini? Lasciate un commento, se avete voglia.
Spero di aver toccato un argomento interessante!

lunedì 12 novembre 2018

Cronache di un babbo in via d'educazione: mi presento...

Una sabato a pranzo, mio marito ed io avevamo l'ennesimo confronto sull'educazione di nostro figlio di 7 mesi. Non ricordo quale fosse l'argomento, ma ricordo bene che io cominciai a infervorarmi (strano, eh?! ;)) a causa di una frase di un nostro amico sulla questione papà.

"Le mamme hanno degli spazi nei quali potersi confrontare, ma ai neopadri, catapultati in un mondo altrettanto nuovo per loro, chi ci pensa?
Dovrebbero essere loro a mantenere i nervi saldi nei primi mesi di vita del bambino".

Ed ecco che mio marito tira fuori l'idea: "Potrei sceivere per Educhiamo, per spiegare a mamme, babbi ed esperti del settori quali sono state le sensazioni e i sentimenti, le difficoltà incontrate in questi mesi".

Ho accettato volentieri! Raccontarsi è sempre una risorsa per se stessi e per chi riesce ad ascoltare. A voi la lettura del primo post!

Salve a tutti,
Mi presento:

Gabriele, 36 anni ancora per poco, perito elettronico.
Persona razionale e logica, poco paziente, molto pratica e concreta.

La cosa buffa, ed il motivo per cui sto scrivendo, è che mi sono innamorato di una donna che è l’esatto mio opposto: sognatrice, pazientissima, lenta.

Anche le nostre professioni sono l’opposto: io faccio manutenzioni su macchinari per il trattamento denaro. Uno dei miei compiti è quello di uniformare tutti i macchinari, sincronizzarli, “piallando” tutti ciò che si discosta dallo standard.

Mia moglie, educatrice, invece ha il compito di rendere unico ogni bambino, coltivando le loro diversità. Opposti.

Ed è filato tutto liscio, ognuno pensava al suo e non metteva bocca nel lavoro dell’altro.

Fino al 21 marzo di quest’anno... quel giorno è successa una cosa agognata e temuta dalla maggior parte degli uomini: sono diventato babbo. E di colpo, tutto ciò che riguardava i metodi educativi, le strategie, i dubbi, le domande, le prove, hanno iniziato a far parte della mia vita.

Ma com’è essere il marito di un’educatrice, completamente a digiuno di pedagogia?
Lo scoprirete nel prossimo post!

G. Mercurii Pinciotti

domenica 4 novembre 2018

Non chiamiamoli cretini

Da molti anni lavoro come educatrice di asilo nido, dopo alcuni anni di università. Appena posso frequento corsi di formazione e leggo libri di pedagogia e didattica. Parlo con le colleghe, mi piace confrontarmi.

Ecco, all'ennesimo post su una pagina di educazione in cui si insegnava ai genitori a non mettere in atto una tecnica piuttosto che un'altra in maniera abbastanza categoria, mi sono proprio scocciata.

Invece di dire la mia commentando e innescando quelle feroci prese di posizione da social, rispondo con questo post.

È vero che esistono le teorie, è vero che la pedagogia deve essere utopica, è vero che chi divulga, anche solo su Facebook, ha il dovere di dire quello che è meglio per i bimbi.  Però é anche vero che esiste la realtà.

Una realtà in cui non tutti gli educatori godono di ricchezza di materiali, di libertà didattica, di benessere sul posto di lavoro. Una realtà in cui le famiglie sono spesso isolate e non sempre riescono a far parte di reti di sostegno. Sentirsi inadeguati è un attimo.

Dunque, diffondiamo pure quello che crediamo e leggiamo sui libri, ma non condanniamo. Non giudichiamo lo sbaglio degli adulti, perché un educatore e tanto più, un genitore non possono e non devono essere perfetti. Sbagliamo tutti.

E menomale che è così.  In pedagogia si sta dentro la situazione e gli educatori hanno degli strumenti per aggiustare la propria azione educativa in base a quello che si sta vivendo: la relazione è sempre unica e in divenire.

Non esistono ricette universali e non passiamo ai genitori questo messaggio. Si rischia di mortificarli e di far mettere in atto comportamenti falsati e distaccati: a casa si è mamma e babbo, non professionisti.

Con questo non voglio leggittimare mortificazioni o punizioni corporali. Esistono norme universali, ma dico solo che il motore di tutto è l'amore che abbiamo per i bambini.

Spesso con tanta teoria e tante elucubrazioni mentali, si dimentica il buon senso, che é essenziale per educare bene.

Questa pratica potrebbe essere nociva per determinati motivi: ecco, io te li spiego, ma troviamo insieme una via comune per la soluzione migliore per voi. Non dirò mai che un genitore è un cretino e nemmeno voglio che si senta tale: sono loro il meglio per il loro bambino.

Noi possiamo aiutarli a far risplendere quel che di bello c'è dentro di loro. Ma la risposta ai loro problemi è in loro, non nella nostra scienza.

E poi... che messaggio altrettanto negativo passiamo ai più piccoli se ci mettiamo a puntarci il dito contro?!

lunedì 22 ottobre 2018

Il contatto: esperienze di babywearing e massaggio infantile

Ho sempre pensato che i messaggi veicolati attraverso i gesti, le espressioni, il tono della voce fossero essenziali con i bambini. Mi sono sempre affidata tanto alla fisicità e le mie parole sono sempre state un sostegno a quello che stavo facendo.

Oltre a essere di più diretta comprensione, questo modo di rapportarsi fa leva sull'emotivitá ed è dunque più facilmente assimilabile.

Per comunicare con il corpo il contatto è essenziale e se al nido sembra di non farlo mai abbastanza, con i propri bimbi a casa diventa la normalità.

Attenzione, non sto parlando di tenere sempre in braccio il proprio bimbo come se fosse una nostra appendice. Sto parlando di contatto, di vicinanza fisica ed emotiva.

Pensate a un bimbo che piange: magari non vuole essere stretto in un abbraccio, ma solo prendendogli le mani e cercando di accogliere il suo stato d'animo, si tranquillizza. Non deve smettere di colpo di piangere, se non ha voglia, ma deve sentirsi accettato anche con quello stato d'animo.

Durante la gravidanza, mi sono imbattuta quasi per caso nel babywearing e ho deciso di portare il mio bimbo in fascia. La ragione primaria era la praticità: avere le mani libere, non essere troppo ingombranti con passeggini e carrozzine, portarsi dietro un oggetto leggero.

Poi mi si è aperto un mondo. Quel contatto così intimo e esclusivo diventava un modo per calmare gli animi, il mio e il suo. Solo un santo può rimanere tranquillo durante le crisi da coliche!

Sentirsi stretti in quell'abbraccio, sentirsi contenuti, amati, sentirsi parte di qualcosa sono sensazioni che sembrano scontate in un rapporto genitore- figlio, ma non lo sono affatto.

Le legature della fascia si evolvono con il bambino: inizialmente si porta cuore a cuore, poi di fianco, poi sulla schiena. Portare sulla schiena è un atto di fiducia grande e non ci si vede più negli occhi, ma si guarda nella stessa direzione.

Parallelamente ho frequentato un corso di massaggio infantile, in cui ho imparato ad approcciarmi con un corpo altro, oltre che minuscolo. Può sembrare strano, ma inizialmente manipolare qualcosa di tanto fragile e prezioso può inibire.

Durante le lezioni, invece, ho imparato cosa dava piacere e cosa fastidio, cosa rilassava e cosa agitava e abbiamo stabilito un contatto, costruendo una routine tutta nostra.

Siamo fortunati perché al centro gioco ci hanno riproposto i massaggi, ma ormai Teseo è più interessato a gattonare. Voi li avete mai usati al nido?

Mentre scrivevo, pensavo anche a come sarebbe bello poter portare in fascia anche al nido. Inanzitutto sarebbe un toccasana per le nostre povere schiene😉 e poi faciliterebbe la relazione a due, permettendo di occuparsi anche di altri bimbi contemporaneamente. Avete per caso esperienze a riguardo?

Concludendo, sono grata a Elena Chianucci, consulente del portare e insegnante di massaggio infantile AIMI, dell'Associazione culturale A piccoli passi, che ha messo le sue competenze a disposizione. Perché, a mio parere, non ci si improvvisa: un massaggio sbagliato o una legatura messa male possono compromettere il rapporto con questi validissimi mezzi. Rimettersi a un'esperta come lei è stato per me essenziale, anche da un punto di vista emotivo: anche noi grandi abbiamo bisogno di contatto!

mercoledì 17 ottobre 2018

Praticate il Niente

Spesso tanti genitori mi chiedono cosa possono far fare ai figli a casa, vedo nelle loro bacheche post di attività montessoriane, comprano libri costosi su come intrattenere figli di pochi mesi.

La mia risposta è sempre una: Niente! Fate loro fare il Niente. È un atto di libertà, di fiducia e anche di rispetto.

Immaginate la scena: un bambino di 7 mesi su un tappeto che rotola e afferra qualche oggetto lasciato a sua disposizione: un pezzo di carta, un mazzo di chiavi, un foulard.

Altra età: un bimbo di 5 anni gioca con una palla, la lancia contro il muro e la raccoglie, poi la tira di nuovo e così via.

Chi si sta annoiando? Il bimbo o il genitore che li sta osservando da tempo immemore?

Per i bambini il mondo è un'attività. Tutto incuriosisce. La ripetizione rassicura e fa imparare: l'ossessione della novità è un'altra malattia dell'adulto.

Lasciando i nostri figli liberi di non fare concediamo loro la responsabilità di fare del tempo ciò che vogliono, rispettiamo i loro gusti e dimostriamo di avere fiducia in loro.

È proprio nel Niente che viene potenziata la creatività. È proprio nel Niente che ci si riposa, vivendo il momento presente. È  proprio nel Niente che ci si rapporta davvero nel gruppo dei pari.

É proprio il Niente che manca alle nostre giornate di adulti. Facciamoci fare il Niente dai nostri bambini: ci insegneranno tanto.

(Ho parlato di genitori, ma anche educatori e insegnanti spesso smaniano nell'organizzazione spasmodica di attività: siamo tutti chiamati in causa).

venerdì 12 ottobre 2018

Educhiamo con i libri: Facciamo BU!

Nel mese di Halloween vi propongo un libro scacciapaura: Facciamo BU! di Giovanna  Mantegazza (La Coccinella).

È un cartonato, semplice, con illustrazioni paurose, ma la filastrocca in rima diverte e il fare BU! tutti insieme manda via ogni paura.

Se a volte qualche bimbo può aver paura del diavolaccio rosso o della strega verde di rabbia, a poco a poco si scoprire la loro vera natura: il mostro assomiglia un po'a una gallina, a guardarlo proprio bene.

E lo scheletro? Guarda come batte i denti se facciamo BU!

Nata come una storia della buonanotte, a me piace leggerla sempre... mi diverto anche io a fare BU e a spaventare lupi affamati e misteriose ombre nere!

E voi, cosa leggerete per Halloween per giocare alla paura con i bambini?

martedì 18 settembre 2018

Educhiamo con i libri: Il viaggio di Piedino

Ho avuto fortuna, lo ammetto. Ho visto per caso questo libro on line, ne ho letto la recensione, mi sono innamorata della copertina e l'ho comprato per Teseo.

Solo dopo ho scoperto che Il viaggio di Piedino (Bacchilega Junior) ha vinto il premio Nati per leggere, grazie al testo essenziale di Elisa Mazzoli e alle poetiche illustrazioni in bianche e nero di Marianna Balducci. La fotografia del piedino, appunto, completa questo libro straordinario nella sua semplicità.

Un piedino non soltanto cammina, ma fa incontri, saluta, annusa, si spaventa e così la breve storia si conclude con una sorpresa finale. Toccare il piedino mentre si legge fa ripercorrere le avventure del protagonista e rivivere quelle emozioni che sono tutte dei bambini: lo stupore e la meraviglia di scoprire il mondo quotidiano.

A Teseo è piaciuto un sacco e... anche a me.

venerdì 31 agosto 2018

Educhiamo con i libri: Sembra questo, sembra quello

Lo ammetto, ho un debole per questo libro, Sembra questo, sembra quello di Maria Enrica Agostinelli (Salani editore). Perché? Perché non é il solito libro e stimola quella creatività semplice, che a volte viene dimenticata.

Alla fine ha poi una morale attuale e semplice, contro ogni pregiudizio o stereotipo.

Il libro non racconta, è una lunga filastrocca in cui si vedono particolari di immagini, che sembrano monti, cappelli, cesti di frutta e invece sono altro.

L'occhio va allenato a non fermarsi alla prima apparenza ed ecco che quando arrivano gli occhi del signor Tono e del signor Ivo, questa considerazione vale anche per le persone.

Teseo è ancora molto piccolo ma ama questo libro: sarà per la sonorità delle parole, per la chiarezza delle figure o forse... assomiglia alla sua mamma!

venerdì 17 agosto 2018

Educhiamo con i libri: Miffy al museo

Dico la verità: questo libro, Miffy al museo (Dick Bruna) ce lo hanno passato e non l'ho comperato volutamente per la biblioteca di Tex. Avevo dei pregiudizi su Miffy, ma mi sono dovuta ricredere: il libro offre un argomento nuovo e a Teseo piace un sacco.

La storia è semplice: la coniglietta Miffy va al museo di arte contemporanea con i genitori. Tra quadri strampalati, sculture iperrealistiche e mobiles, scopre un mondo nuovo e affascinante.

La narrazione è molto corta ed in rima. I disegni semplici, quasi stilizzati. Forse è proprio questa la forza di questo libricino, che può essere un inizio per avventurarsi con libri d'arte più "seri" o con una vera e propria visita al museo.

venerdì 10 agosto 2018

Educhiamo con i libri: Il libro cane

Ho scelto questo libro per la biblioteca di Tex perché è divertente, anche se è adatto a lettori un pochettino più grandicelli.

Eh sì, con il Libro cane (Lorenzo Clerici, Minibombo) c'è da interagire. Quel cucciolo pigrone ha bisogno di coccole, vuole giocare e non è molto bravl ad obbedire ai comandi.

Al lettore é richiesto di accarezzarlo, pulirlo, lanciargli una pallina, chiamarlo forte.. il primo passo è dare un nome al protagonista.

Il nostro si chiama Gibba, come il nostro canone vero. E il vostro?

venerdì 3 agosto 2018

Educhiamo con i libri: Chi me l'ha fatta in testa?

Questo libro è uno spasso.
Anche se parla di cacca.

È il secondo che ho comprato per la biblioteca di Tex... per ridere insieme!

Chi me l'ha fatta in testa di Werner Holzwarth e Wolf Erlbruch (ed. Salani) racconta la storia di una piccola talpa sventurata.

Una volta uscita dalla sua tana, si trova una cacca sulla testa e pronta a scoprire il colpevole, si mette alla ricerca di una cacca simile a quella che porta sul capo.

Incontrerà un cavallo, una capretta, un maiale... ognuno di loro fa cacche differenti;  volte somigliano a focacce, altre a ghiande.

Solo con l'aiuto esperto delle mosche, riuscirà a individuare il briccone e allora... beh, la sorpresa finale è geniale!
Buona lettura!

venerdì 27 luglio 2018

Educhiamo con i libri: Chi trova un pinguino

Da quando ho saputo di essere rimasta incinta, ho aspettato mio figlio comprandogli ogni mese un libro diverso. Tornati a casa dall'ospedale, ho iniziato a leggergli e non abbiamo più smesso.

Non è terminato nemmeno l'acquisto mensile di libri e ormai il mio Tex ha una piccola biblioteca di tutto rispetto. Ho deciso quindi di scrivervi il perché delle mie scelte, recensendo alcuni dei miei testi preferiti per l'infanzia.

Il primo è Chi trova un pinguino...  di Oliver Jeffers (ZooLibri). Un bimbo incontra casualmente un pinguino smarrito e cerca in tutti i modi di farlo tornare da dove era venuto, fino arrivare al Polo Sud.

Il bambino credeva che il pinguino stesse male lontano da casa, ma solo alla fine capiscono che la vera casa sta nello stare insieme.

Ho sempre trovato dolcissimo questo messaggio di amicizia incondizionata, ma solo ora capisco la forza dell'amore, che a volte porta a fare fare fare per l'altro, quando conta solo stargli vicino. 

mercoledì 18 luglio 2018

Vivo Montessori, intervista ad Anna

Ho conosciuto per caso il sito Vivo Montessori, nel quale si possono acquistare materiali Montessori aderenti al metodo e giochi educativi di ispirazione montessoriana, ma soprattutto imparare ad utilizzarlo a scopo didattico con bimbi di ogni età.

La fondatrice è Anna Pagnotta, che con passione cura anche la pagina Facebook, sempre aggiornata e piena di spunti interessanti per educatori, insegnanti e mamme interessate a questa metodologia.

Ho deciso di intervistarla, dopo aver letto la sua bio sul sito... ma lascio che sia lei a presentarsi.

L'idea del sito ti è venuta in seguito alla tua maternità: in cosa applicavi il metodo Montessori con tuo figlio?

Non appena ho saputo di aspettare un figlio tutto è cambiato, ho sentito fin da subito la necessità di offrire il meglio al mio bambino soprattutto in termini di educazione ho iniziato a leggere libri, informarmi e l’interesse verso il Metodo Montessori si è fatto sempre più spazio dentro di me.

Più entravo in questo mondo e più me ne innamoravo! Mi sono iscritta al corso per Educatrice Montessori 0-3 e ho aperto il sito www.vivomontessori.com avviando così l’attività di vendita online di materiali Montessori e giochi educativi. Nel frattempo provavo, nel mio piccolo, ad applicare il metodo Montessori anche a casa con mio figlio.

All’inizio non è stato semplice, non esiste una “ricetta” da seguire, poi, piano piano, seguendo il corso, leggendo molto ed approfondendo tante tematiche relative al metodo, ho iniziato a “vedere più chiaro”. Il primo passo è fare un grande lavoro su sè stessi: spogliarsi di tutti i preconcetti che ci sono stati tramandati sui bambini. Il metodo ti mostra come avere uno sguardo diverso verso i figli, si impara ad osservarli, a comprendere i loro bisogni più intimi di crescita e di sviluppo, e, grazie a questo impegno quotidiano, si impara ad agire.

Tenere un approccio montessoriano in famiglia significa dare fiducia al bambino, rispettarlo, favorire l’indipendenza e l’autonomia e offrire un ambiente adatto che risponda a tutto questo. L’ambiente è fondamentale, permette al bambino di trovare intorno a sé la risposta ai propri bisogni: ho cercato quindi di modificare gli spazi domestici con piccoli accorgimenti per renderli più adatti a mio figlio.

Alcuni esempi possono essere: scaffali con ripiani bassi, con giochi e materiali posizionati in modo ordinato, tavolo e sedia a misura, una piccola panca e un gancio basso nell’ingresso per appendere la giacca favorendo così autonomia durante l’entrata e l’uscita da casa oppure il celebre “lettino montessoriano”, un letto basso, che permette al bambino di essere più indipendente nella fase di addormentamento. Fin da piccolo poi ho abituato mio figlio ad utilizzare posate “vere” di metallo, solo un po' più piccole e adatte alle sue manine. In cucina ho utilizzato una learning tower (uno sgabello con una protezione) in modo da poterlo coinvolgere nella preparazione dei pasti, queste sono solo alcune le attività e certamente non basta questo per applicare il metodo a casa ma sono esempi pratici che possono essere una buona base di partenza per chi intende seguire i principi montessoriani in famiglia.

Quali sono i materiali Montessori più richiesti? Come mai, secondo te?

Attraverso il sito www.vivomontessori.com vendo sia materiali Montessori ideati dalla Dottoressa conformi al metodo, che giochi educativi di ispirazione montessoriana. La mia attività, inoltre, si rivolge sia alle scuole montessoriane e non, che alle famiglie con bimbi da 0 a 12 anni circa. Questa premessa è importante perché, per rispondere alla tua domanda, è utile distinguere le richieste che arrivano dalle istituzioni scolastiche e quelle che mi arrivano dai genitori.

Per quanto riguarda le scuole, ho notato che acquistano soprattutto i materiali prettamente montessoriani perché applicano il metodo in modo “puro” quindi mi richiedono i materiali originali ideati da Maria Montessori come ad esempio i Sensoriali di Sviluppo (Torre rosa, scala marrone, spolette dei colori, incastri solidi, cilindri colorati), quelli legati alla Geografia (incastri continenti e globi) o legati alla matematica (cifre smerigliate, fuselli, le tavole del Seguin) o quelli relativi alla botanica (per scoprire e conoscere le parti degli animali o dei vegetali).

Le famiglie, invece, fanno acquisti più vari, amano e richiedono certamente i materiali più noti della Montessori, ma cresce molto anche la richiesta di giochi e giocattoli educativi. Questo è un dato certamente interessante perché dimostra come le famiglie iniziano ad avvicinarsi maggiormente ai giochi che favoriscono l’acquisizione di abilità psicofisiche. In questo contesto allora emergono richieste all’interno della sezione del sito denominata “giochi di ispirazione montessorianaovvero giocattoli affini alle finalità educative del metodo Montessori perché favoriscono il naturale sviluppo del bambino.

Si tratta generalmente di giochi in legno (materiale solido e caldo al tatto che stimola la sensorialità dei bambini), o stoffe e tessuti sensoriali, che favoriscono sviluppano la concentrazione, affinano i sensi e stimolano così l’intelligenza dei nostri bambini.

I giochi più acquistati diventano allora i puzzle con o senza pomello, utili a stimolare la motricità fine, i blocchi impilabili, la cassetta delle chiusure, o ancora, per i primi mesi, le palle attività o i sonagli oppure per i bambini più grandi, il calendario perpetuo o i giocattoli relativi al gioco simbolico come stendino, l’asse da stiro e il set pulizia o il set da tè il registratore di cassa e tanto altro ancora.

Ho letto che tua nonna era maestra Montessori. Quale ricordo della tua infanzia legato a questo ti è più caro?

E’ vero, mia nonna materna è stata una maestra Montessori della Scuola Primaria di Perugia ed è stata anche una allieva della stessa Maria Montessori perché ha frequentato l’ultimo corso che la dottoressa ha tenuto in Italia, proprio a Perugia, nel 1950.

I miei ricordi più cari legati a lei sono le vacanze estive che passavamo insieme. Passeggiavamo, leggevamo, lavoravamo a maglia o con il telaio (avevo a disposizione un piccolo telaio circolare di legno), mi faceva giocare con la Matrioska, o lavorare con le perle un materiale Montessori).

Il ricordo più intenso è legato ad una frase che mia nonna mi ripeteva spesso: “Anna, ricorda, ogni cosa a suo posto, un posto per ogni cosa!” a quel tempo non capivo bene il vero significato, per me significava solo che era giunto il momento di riordinare i giochi, poi, un giorno, tanti anni dopo, durante il corso per Educatrice Montessori un’insegnante disse a proposito dell’ambiente: “Maria Montessori considerava fondamentale l’ambiente intorno al bambino, diceva sempre che l’ambiente è Maestro e che è necessario offrire un ambiente organizzato e ordinato e a questo proposito diceva anche: ogni cosa al suo posto un posto per ogni cosa” in quel momento ebbi un piccolo brivido! Erano le parole di mia nonna! Mi tornò alla mente quella frase e pensai che mia nonna non mi stava solo dicendo di mettere in ordine i miei giochi, mi stava tramandando qualcosa di molto più grande: un amore e una passione verso il metodo che amava profondamente e utilizzava quotidianamente con i suoi alunni.

È indubbio che negli ultimi anni ci sia un interesse crescente verso metodologie altre, come quella Montessoriana o steineriana. Perché educatori e, soprattutto, genitori hanno questo bisogno, secondo la tua esperienza?

Grazie a questa mia attività ho la possibilità di parlare con molte persone, genitori, educatori, insegnanti che mi contattano non solo per acquistare i miei prodotti, ma anche per confrontarsi con me su questioni pedagogiche legate al metodo Montessori.

Desiderano raccontare le loro esperienze e, a volte, con dispiacere, mi parlano delle difficoltà che affrontano in ambito educativo. Alcuni genitori e insegnanti, si sentono talora scoraggiati: esistono sicuramente tantissimi esempi di eccellenze scolastiche nel nostro Paese, di scuole che funzionano e anche molto bene, tuttavia, ci sono anche esempi di sistemi che non funzionano, che disattendono le aspettative di insegnanti e genitori, e forse, questo, è uno dei motivi per cui molte persone si stanno avvicinando al Montessori.

Mi accorgo, dai racconti dei genitori, che stanno maturando una maggiore attenzione verso l’educazione dei figli, vogliono essere più proattivi e iniziano a capire l’importanza di una vera e propria “educazione che parta dalla famiglia”. Maria Montessori nel suo libro “Il bambino in famiglia” scriveva: «l’educazione moderna deve finalmente penetrare anche nella famiglia e crearvi oltre che un nuovo bambino nuovi padri e nuove madri» questa è una frase che amo molto e credo che finalmente dopo tanti anni stiamo arrivando a questa consapevolezza: essere più presenti nell’educazione dei nostri figli senza delegare tutto alla scuola.

Quello che attrae molti genitori verso il Montessori forse è proprio questo: il fatto di rendere la famiglia consapevole, collaborativa, di avere rispetto verso il bambino e di favorire la conoscenza in modo naturale seguendo l’innata propensione del bambino al sapere.

Lavorando al nido, mi accorgo che Maria Montessori accompagna quotidianamente le nostre attività: dagli arredi ai vassoi, da giochi di scomparsa a quelli legati alla vita di casa. Anche tu hai potuto osservare questa cura verso gli insegnamenti Montessoriani che in tanti nidi hanno?

E’ vero, nonostante Maria Montessori sia nata nel 1870, il suo pensiero è assolutamente attuale, i suoi libri, scritti più di 100 anni fa sono ancora validissimi e i suoi principi vengono giornalmente applicati in molte scuole, dal nido alla primaria accompagnando quotidianamente il lavoro di tanti insegnanti ed educatori.

Durante il corso per Educatrice Montessori 0-3 che ho seguito presso l’Opera Nazionale Montessori ho potuto confrontarmi con diverse realtà di Roma perché ho fatto alcune Osservazioni nei nidi della capitale. Uno dei principi cardini del metodo è certamente l’ambiente, inteso come “tutto ciò che circonda il bambino”, dagli arredi ai materiali, alle attività proposte e non da ultimo all’adulto; l’educatore ha un ruolo fondamentale perché è parte integrante dell’ambiente che circonda il bambino.

Molti nidi si stanno avvicinando al metodo Montessori rivoluzionando prima di tutto gli ambienti: non solo utilizzano arredi a misura di bambino, ma mettono anche a disposizione dei bambini attività e materiali alla loro altezza offrendo un ambiente curato, organizzato che risponde alle esigenze del bambino. Questo è fondamentale per favorire la concentrazione primo motore della costruzione dell’intelligenza. Da amante del Montessori non posso che essere felice di vedere in questo periodo un riavvicinamento ai principi di questa Pedagogia.

Desidero concludere l’intervista ringraziando te, cara Valentina, per questa opportunità e per queste domande interessanti e non scontate. E’ stato un piacere rispondere perché ho potuto riflettere molto e fare un passo avanti nella mia esperienza quotidiana del Montessori!

Infine chiudo con una frase di Maria Montessori a cui tengo molto, che penso possa essere da stimolo per ulteriori considerazioni profonde: “Il bambino è padre dell'umanità e della civilizzazione, è il nostro maestro, anche nei riguardi della sua educazione”.
Crediamo nel bambino e diamogli fiducia, ci sorprenderà!

Anna Pagnotta
Vivo Montessori – Via dei lecci 67 – Bracciano (Roma)
Web: www.vivomontessori.com
Tel: 3298860185

giovedì 18 gennaio 2018

Educare insieme e in maniera olistica: Azzurra e i suoi libri

Ho letto La corte degli educatori, un manualetto di facile lettura sullo "sviluppo del bambino tout
court... a casa, a scuola e in riabilitazione, concentrandoci sulla discriminante ambientale come elemento fondamentale per lo sviluppo". Le autrici sono Azzurra Scolaro e Sara Panico, pedagogista clinica e insegnante di sostegno.

Il libro mi era stato inviato proprio da Azzurra, con la quale ho avuto modo di scambiare spesso qualche messaggio e da qui è nata l'idea dell'intervista che mi ha confermato l'impressione che avevo avuto alla fine della lettura del testo: in questa prospettiva, è il bambino ad essere veramente al centro e ad essere considerato nella sua totalità.

Possono sembrare concetti banali: la prospettiva ecologica di Brofenbrenner la studiamo all'università, tutti i giorni lavoriamo in gruppo, riconosciamo il valore delle altre professionalità con le quali collaboriamo nel percorso educativo del bambino. Ma è davvero così?

Non vi capita mai di pensare che ogni tanto ragioniamo a compartimenti stagni? Certe volte sento un po'il vincolo del limite della professionalità e tante altre confesso di essermi sentita sminuita di fronte a altri professionisti.

Ed è una delle prime cose che è venuta fuori nella mia intervista con Azzurra...
Da cosa è nata l'esigenza di scrivere La corte degli educatori?

Un bambino, tante agenzie educative che non si parlano. La famiglia che non conosce la scuola. La scuola che non conosce la riabilitazione. Poi da qui, la necessità della seconda versione de La corte (ampliata e aggiornata, ndr): un sacco di insegnanti hanno imparato dal nostro libro. Purtroppo non tutte le scuole sono organizzate per corsi e aggiornamenti e hanno usato La corte per formarsi e imparare i termini della riabilitazione. La corte era nato come lavoro per le famiglie e ha sbancato nelle scuole.

E lo immagino... gli spunti sono tanti! Da educatrice di asilo nido, ho amato il capitolo sulla valutazione del gioco e la scelta dei materiali...

Chi vive al nido non conosce la quotidianità della scuola dell'infanzia, che a sua volta non comprende la primaria. E così via.

Cosa hanno apprezzato maggiormente le insegnanti?

Il libro è stato comprato soprattutto da insegnanti alle prime armi, che hanno imparato tanto sul quotidiano. E'stato anche molto apprezzato dalle insegnanti di scuola primaria per conoscere "cosa c'era prima". Il bambino non è "un pezzo di", ma qualcuno che "arriva da e va verso": ecco l'ottica de La corte. Famiglia, scuola dell'infanzia, scuola primaria e riabilitazione: sono un continuum.

Sai cosa ha detto la mia genetista quando le ho detto del libro? " Solo una mamma poteva fare questo tipo di lavoro". Io sono fuori: non devo dimostrare teorie, osservo i fatti e i risultati e faccio ricerche incrociate. 

E'l'impressione che ho avuto anche io: teorie scientifiche basate su una grande sensibilità e un acuto spirito di osservazione. Parlami del nuovo testo, Parole di mamma...

Parole di mamma sdogana il neurosviluppo in Italia.

Spiegami meglio.

La riabilitazione nel nostro paese risponde a regole ben precise. Il pediatra fa sempre meno perchè "poi ci sono gli specialisti". Per ogni bambino ci sono 5 specialisti nei casi di disturbo del neurosviluppo. Ognuno si prende un pezzo del bambino, nessuno lo considera in maniera olistica: in Italia non è permesso. 

Ci sono bimbi che fanno terapia per anni senza un'analisi del sangue, senza un'anamnesi corretta: si raccolgono ancora dati che riguardano il based evidence. Nessuno parla di epigenetica, mentre è proprio l'epigenetica a sancire la direzione della patologia.

Vogliamo sfatare il mito della riabilitazione, perchè quello che facciamo tutti i giorni è ciò che conta. Ovviamente la riabilitazione è necessaria, ma tutto il resto è altrettanto fondamentale. Non posso vedere bambini che fanno terapia e poi mangiano patatine e bevono cola tutti i giorni.

Il neurosviluppo è incerto, a mio avviso, proprio per via delle condizioni ambientali. La riabilitazione deve cambiare molto in Italia. Parole di mamma suggerisce agli specialisti come parlare alle famiglie e alle famiglie come comunicare con gli specialisti, come gestire i rapporti, come dare sviluppo quotidiano con semplici attuazioni e... tanto altro!

Non è scontato parlare dell'importanza della quotidianità...

Ho parlato di Parole di mamma con la mia amica psicologa, che mi ha detto che secondo lei, manca un anno intero del bambino, quello dai 2 ai 3 anni. Nessuno specialista interviene sull'ambiente casalingo dando suggerimenti pratici.

Oltretutto il periodo che va dai 2 ai 3 anni dovrebbe essere determinante per ogni bimbo...

Si chiudono molte finestre sensoriali.

Una volta una mi amica psicologa mi ha detto che i genitori odiano gli specialisti, perchè sono quelli che li informano sul disturbo del figlio. Ma non è così: i genitori non se la prendono con loro per quello che comunicano, ma perchè non dicono quanto possono fare la differenza con semplici azioni quotidiane, non li aiutano a preparare quella che chiamo la "valigia per casa".

Il mondo deve dare fiducia alle famiglie, gli specialisti devono trovare le parole: Parole di mamma può essere utile.

Grazie Azzurra per averci detto le tue opinioni con tanta chiarezza e per averci fatto riflettere su tematiche quanto mai importanti.

Un'ultima cortesia: tutto quello che scrivo non costituisce nè sostituisce parere medico.

Grazie di cuore e ancora di più, Azzurra! :)

giovedì 11 gennaio 2018

Anche le matrigne possono essere buone. Intervista a Cecilia

Ho conosciuto Cecilia Albani per caso su Facebook. Il suo blog, La principessa con la valigia, parla di un argomento che può sembrare banale, ma dobbiamo darle il merito di essere riuscita a trattarlo in maniera ironica e divertente, ma sempre attenta ai sentimenti dei bambini.

Non si tratta di una vera e propria fiaba, ma della famiglia allargata, un fenomeno sempre più diffuso oggi e per niente isolato. Cecilia ha il coraggio di definirsi una matrigna per la bimba del suo compagno. Il termine non è dei più lusinghieri: nelle favole, la matrigna rappresenta l'alter ego della principessa, agisce contro di lei, la invidia e la ostacola in ogni modo.

Cecilia invece ha un'attenzione nuova per il suo ruolo e fa della delicatezza il suo punto di forza: riconoscere con tanta schiettezza la scomodità del suo "matrignato" è di sicuro coraggioso. Facendole qualche domanda ho scoperto questo e molto altro, ma... lascio la parola a lei...

Perché hai deciso di aprire un blog e di condividere la tua esperienza di Matrigna?

Ottima domanda!
Perché si arriva a descrivere dettagli così personali della propria vita?
Tutto è iniziato una notte di Maggio: a quel tempo facevo la spola tra casa di mia madre e casa del mio compagno che si trovavano a più di un’ora di distanza l’una dall’altra, in due provincie distinte. Ero stremata: vivevo con la valigia alla mano (la mia fidata Valigia Blu dalla quale il mio Blog prende il nome per l’appunto), non mi sentivo appartenere a nessun luogo. A quel tempo avevo appena conosciuto Piccola Principessa (la mia adoratissima figliastrina) ed era proprio questo il motivo dei miei continui spostamenti dato che volevamo procedere un passo alla volta: mi capitava di fare un giorno qui ed uno là, il che mi rendeva spaesatissima e molto, molto fragile.
Avevo un estremo bisogno di trovare qualcuno che capisse cosa stavo provando, che mi dicesse che non ero pazza e che tutte le paure che provavo erano normali. Quando si entra nella vita di un bambino non tuo si ha tanta paura di sbagliare sapete? Ogni piccolo passo è compiuto con prudenza e non si sa mai fin dove spingersi. Per questo ho deciso di condividere la mia esperienza: per dare un sostegno a tutte quelle donne che si trovano ad affrontare una situazione così delicata.

Cosa intendi con il termine Matrigna?

Il termine “Matrigna” ha un significato prettamente negativo ancora oggi nella lingua italiana ed è per questo motivo che a me piace così tanto utilizzarlo in maniera ironica. Per me Matrigna significa Amica, Confidente, Compagna di Giochi e perché no, Fidanzata di Babbo. Lo preferisco di gran lunga a quell’orribile termine di “Terzo Genitore”; noi non siamo Genitori e non lo vogliamo nemmeno essere!!

Quale ruolo ha, secondo te, la Matrigna nella famiglia moderna?

A mio avviso, ha un ruolo molto importante perché indirettamente contribuisce all’educazione dei figliastrini. Di certo non siamo noi a dettare le regole: quello è un compito che spetta a Babbo e Mamma. Ma possiamo insegnare il Rispetto e l’Amore Incondizionato a prescindere dai legami di sangue. E non è un compito da poco, ecco!


Nel tuo blog, parli del ruolo di matrigna in maniera molto coscienziosa e autoironica. Non è così scontato. Da educatrice, mi sono trovata spesso di fronte a situazioni familiari complicate e dolorose soprattutto per i bambini. Come avete raggiunto il vostro equilibrio?

Cercando di farle capire che poteva fidarsi di me e che non avrei mai rappresentato una minaccia per lei, quanto piuttosto una figura solida e presente nella sua vita. Ho sempre cercato di metterla al di sopra delle mie esigenze e di non toglierle mai lo spazio accanto a suo padre. A lei mi sono dedicata moltissimo e continuo a farlo anche oggi: ho passato ore a far sposare bambole di qualsiasi forma e dimensione (ed io non l’ho mai fatto neanche quando ero piccola…sono sempre stata un maschiaccio!), ho cercato di entrare nel suo mondo a piccoli passi e contemporaneamente di farle conoscere il mio. Questo ci ha permesso di instaurare un legame esclusivo e molto forte. Lei di contro mi ha regalato moltissimo: attraverso la sua dolcezza ho imparato ad amare i bambini.

Quale riscontro hai trovato tra le lettrici e i lettori del tuo blog?

Chi mi scrive o legge ha bisogno di sentirsi rassicurato della situazione che sta vivendo, di sfogarsi o cercare una soluzione ad un problema che in quel momento appare impossibile da superare. Sembra assurdo ma noi Matrigne ci facciamo domande anche su aspetti che possono apparire insignificanti della vita quotidiana! Spesso racconto con orgoglio le loro storie e le loro piccole vittorie se mi danno il permesso. Si tratta di persone davvero speciali che meritano il rispetto di tutti. Rispetto che a volte non è così scontato guadagnarsi… ma ci stiamo lavorando!

Per finire... un consiglio per tutte le matrigne?


Fate della Pazienza un vostro caposaldo. Buttatevi in queste situazioni con semplicità e chiarezza, impiastricciatevi le mani di colori insieme ai vostri figliastrini ed amateli con tutte voi stesse senza remore. Mettete da parte ogni forma di gelosia e ricordatevi che voi avete scelto un pacchetto All Inclusive dove non ci sarete solo voi su quel piedistallo ma anche bambini, ex mogli e parentame vario che farà capolino alla vostra porta in momenti più o meno graditi. Ma voi siete Matrigne. E le Matrigne Buone, si sa, sono eroine proprio come le Principesse delle favole.