mercoledì 11 settembre 2019

Bambini sicuri: ce ne parla Martino

Ho conosciuto Camillo tramite Facebook. Il nome e la grafica sono accattivanti, ma è soprattutto il suo utilizzo a essere utile per tutta la comunità: permette di creare una rete tra famiglie e nidi affinché nessun bambino sia più dimenticato in macchina.

Ho avuto la fortuna di conoscere, ancora solo virtualmente il suo ideatore, Martino Chiti, istrittutore di soccorso e prevenzione. Ci ha raccontato qualche dettaglio utile sulla sua app e sulla sicurezza dei bambini.

Innanzitutto come è nata l'idea della app... 
Camillo nasce dall’esigenza di prevenire l’abbandono involontario in auto, tragedia che purtroppo ci ha colpito duramente negli ultimi anni. In Toscana è uscita la legge che dal 1 Gennaio obbliga i nidi a contattare i genitori degli assenti ingiustificati, ma risolve il problema accollando alle educatrici, la responsabilità di un bambino che ancora non vede. Sono un Formatore di Primo Pediatrico e organizzando una lezione informativa sulla Prevenzione dell’Abbandono in auto, ho avuto l’idea di automatizzare un sistema per proteggere i bambini senza dare la responsabilità a nessuno e senza creare ulteriore lavoro al personale degli asili.

Come mai hai scelto il nome di Camillo? 
Abbiamo scelto il nome Camillo perché ha una pronuncia “rotonda” e simpatica se detto da un bambino. Molti dei nostri nidi ci salutano la mattina con audio whatsapp “Ciao Camillo!”, è una cosa fantastica. Inoltre Camillo è un nome che rimane praticamente invariato in molti stati al mondo.

Pensi che esistano altre misure preventive per evitare la sindrome? 
Assolutamente si. Ci sono diverse misure preventive e sistemi da usare. Ai genitori abbiamo dato la possibilità di utilizzare Camillino (per info camillino@camillo.online), che è la versione di Camillo senza che l’asilo ne sia dotato. Ci sono altri dispositivi antiabbandono sul mercato e siamo in attesa della legge nazionale, per l’utilizzo obbligatorio per il trasporto di bambini di età inferiore a 4 anni. Inoltre ai genitori consigliamo sempre di mettere borsa, cellulare, chiavi e tutto ciò che serve durante la mattinata, accanto al seggiolino del bambino, non perché questi oggetti non li dimenticheranno, ma perché sarebbero costretti a tornare a prenderli se non li avessero con loro: è quello che viene definito “elemento di rottura”.

Che ruolo hanno nidi e educatrici in questi processi? 
Nidi traggono un beneficio da Camillo che funziona anche da gestionale. Lo abbiamo sviluppato insieme a delle educatrici proprio per rispondere alle esigenze quotidiane del lavoro. Inoltre gli alert di Camillo arrivano ai genitori in modo completamente automatico, senza che l’educatrice faccia nulla: è questa una delle peculiarità più importanti di Camillo. Da non tralasciare anche il fatto che ad ogni asilo/nido che inizia ad utilizzare Camillo noi regaliamo una lezione di Prevenzione e Incidenti Pediatrici e Manovre di Disostruzione, perché ci preoccupiamo della protezione dei bambini a 360°.

Cosa ti aspetti per il futuro? 
La prima cosa che ci aspettiamo è azzerare questo tipo di tragedie. Difficile ma non impossibile e lavoreremo fino a che non avverrà. Ci aspettiamo anche di portare una cultura maggiore di primo soccorso e prevenzione. Lavoro molti difficile anche questo ma non ci tiriamo indietro. Ci sono molte collaborazioni che stanno nascendo con persone o associazioni che riconoscono la bontà di Camillo. Per far si che queste tragedie non succedano più, è fondamentale che ci sia la consapevolezza che possa succedere a tutti e che più persone possibile conoscano questa patologia.

Per ogni informazione aggiuntiva, guatdate:

Nella bambagia non si educa

A quante di voi è successo di vedere un bambino farsi male e pur essendo presenti nella situazione, non riuscire a far niente per impedirlo?
Ecco, sul lavoro mi è capitato e so la procedura da portare avanti, so che son cose inevitabile, so che pedagogicamente se si tolgono tutti i rischi non si educa.
Mi è capitato a casa con Teseo e tutta la teoria è andata a farsi benedire. Sensi di colpa che piovevano a manetta... "Cosa stavi facendo mentre è successo?"... Mi entra dentro, nella carne, perché vorrei evitargli il dolore, lo prenderei io al suo posto... Sono la sua mamma.
Dopo l'ennesimo pianto, mi sono aggrappata all'esperienza al nido. Ho assistito a crisi epilettiche, spasmi emozionali, rotture di ossa con cadute pressoché banali, morsi brutti brutti.
Quando si comunica a un genitore una notizia simile, la cosa più importante è essere sinceri e onesti. In più di un'occasione ero proprio lì, a due passi dal bambino e non ho potuto niente. È successo.
A volte i genitori hanno capito, in poche occasioni si sono arrabbiati, altre volte son stati loro a consolare me. Che cosa non mi ha mai fatto modificare il mio comportamento?
Nel senso... Quel bimbo è caduto in giardino: in giardino non si va più. Tizio morde: teniamolo in braccio il più possibile. Ho sentito spesso fare questi discorsi e sono stata tentata dal farli anche io.
Ma non voglio educare alla paura. Una volta preso atto che l'ambiente in cui siamo è potenzialmente sicuro e che i bisogni dei bimbi vengono ascoltati, cerco di stare tranquilla e di creare un ambiente carico di fiducia.
Nella bambagia non si cresce. Il rischio insegna a trovare una soluzione, offre competenze per affrontare il pericolo vero, ci prepara alla vita.
E non si vive senza soffrire.
Vabbè... Entro nel leopardiano e per quanto non vorrei MAI più vedere Teseo in un letto di ospedale, credo che questa situazione ci abbia fatto crescere tutti e che il suo eterno sorriso sia sempre una salvezza.