venerdì 31 maggio 2013

Possediamo soltanto quello che ci ha dato l'infanzia


Un grande uomo, una grande verità.

Fondazione Tonino Guerra, Santarcangelo di Romagna (RN)

martedì 21 maggio 2013

SOS Mamme

Sempre più spesso nei servizi educativi si viene a contatto con mamme stanche, cariche di lavoro e di responsabilità, su cui si riversano aspettative che inevitabilmente provocano l'ansia di "non essere all'altezza". Non essere all'altezza di essere una buona mamma, di gestire bene la casa, di essere una brava moglie, di riuscire a realizzare i propri obiettivi personali e la carriera.

La gioia della maternità è accompagnata da un cambiamento costante di abitudini e certezze, di ribaltamento di ruoli, che spesso porta a vivere realtà difficili da affrontare se non condivise e sostenute con le persone che si amano o, se è necessario, con professionisti.

Chiedere aiuto non è un peccato e ammettere che ogni tanto il pianto del proprio bambino diventa davvero insopportabile è umano: la perfetta sopportazione non esiste o se esiste, è comunque un ribollire silenzioso di emozioni sopite che verranno fuori in maniera diversa.

A volte mi sono imbattuta nel blog M'ammazza di Camila Raznovich, nel quale la doppia mamma confessa i pensieri più nascosti di una mamma moderna: il confronto tra la grande e la piccola, l'uso del ciuccio, l'abuso di grida e brontolate. Mi sono chiesta se questi spazi potessero essere condivisi anche da mamme meno famose che hanno la stessa necessità di buttar fuori le proprie perplessità.

Nei servizi educativi potrebbe essere efficace progettare incontri di semplice scambi di esperienze a tema, magari mediati da un esperto, affinchè l'ansia genitoriale sia riconosciuta come un "disturbo di categoria" ;)

giovedì 9 maggio 2013

Perplessità sui modus educandi

Sono ora di ritorno da un colloquio con una Professoressa di Lettere di una scuola secondaria e in attesa che arrivasse, mi sono seduta insieme alle mamme, anche loro in fila per il ricevimento.

Ho sentito più insulti rivolti agli insegnanti piuttosto che a uno stadio in una curva ultras. La colpa degli insuccessi dei propri ragazzi è riscontrabile nella scarsa capacità didattica dei professori, che non sanno proprio trasmettere l'amore per le proprie materie. "Sarà pure un pozzo di scienza, ma che mi importa se è una stronza?!" 

Con questo non voglio entrare nello specifico: penso che la causa di un fallimento scolastico sia dovuta a una concomitanza di cause attribuibili non soltanto a un soggetto in causa. Mi chiedo però se questi atteggiamenti siano proficui nei confronti degli studenti: se i tuoi genitori ritengono che chi ti dà i compiti sia un perfetto idiota, perchè dovrei farli? 

Nella professoressa con cui ho parlato, ho trovato una persona competente della sua materia e ben disposta nei confronti dei suoi alunni, aperta al dialogo, ma davvero stanca. Non deve essere tanto semplice portarsi dietro il carico di ingiurie.

Mi è stato insegnato a rispettare gli insegnanti, anche se avrei voluto mandarli a quel paese. Mi è stato insegnato a esprimere la mia opinione e a dimostrare che avevo ragione in maniera educata e ben pensata., perchè infondo anche i professori sono persone e possono sbagliare. Mi è stato insegnato che si cresce rapportandosi agli altri e che la scuola non finisce nelle mura dell'istituto che si frequenta: le cose più importanti, come l'educazione, le si apprendono fuori.

Quindi è vero che non importa essere dei pozzi di scienza, se poi si è dei cafoni. 

lunedì 6 maggio 2013

Lasciamo un'impronta

Chi lo ha detto che si può lasciare traccia solo con le dita e con le mani?

Immergere i propri piedi nel colore e stampare un'impronta su un cartoncino può essere ancor più soddisfacente. 

Un'idea potrebbe essere quella di preparare un percorso pedotattile: passare sulle foglie (secche o appena raccolte), su stoffe setose, su erba, su grandi sassi, su carte di diversa consistenza, sulla tempera e infine...immergerli in una bacinella d'acqua. Si possono proporre solo materiali naturali o lo stesso materiale di tipologie diverse.

Potrebbe essere un bel ricordo anche per la fine dell'anno.

Si sentono con i piedi sensazioni più vere e meno filtrate, si mettono in gioco emozioni, si fanno i conti con  le paure (soprattutto con quella di sporcarsi), si utilizza meno la vista e ci si gode di più l'emozione, si lavora sull'equilibrio e la postura e poi...quanto è divertente!



Per i più curiosi: date un'occhiata al post sul Labirinto di Bled e all'attività Forest Track