giovedì 22 novembre 2018

Educhiamo con i libri: parliamo in piripu

Avete mai letto ai vostri bambini in un'altra lingua? Beh, se vi capita e se sono piccoli, vedrete che poco cambia: sono le immagini e il suono della vostra voce a comunicare con loro.

Se invece vi capiterà in mano un albo illustrato con ometti arancioni, elefanti, forteste intricate, firmato da Emanuela Bussolati (edizioni Carthusia), ecco che tutto sarà diverso.

Le avventure di Piripu Bibi incantano i bambini: dai più piccoli ai più grandi. Eppure le vicende narrate sembrano abbastanza banali: in Badabum, ad esempio, si racconta di un temporale.

Ma cosa rende speciale questa lingua strampalata e onomatopeica?

All'inizio del libro c'è una piccola spiegazione per gli adulti. Un libro è un oggetto e per il bambino rimane tale se un adulto non legge con trasporto. Il piripu serve per fare vocine e facce buffe, per instaurare un rapporto di complicità con il lettore e soprattutto per connettersi alla nostra parte bambina.

La storia non sarà mai la stessa: la mia interpretazione non sarà come la tua. E lo stesso libro diventa mille altri libri.

A volte, quando Teseo è triste, inizio a raccontare "Tararí tararera..." e lui si blocca per ascoltare.

Avete mai parlato in gibberish? Tutti dovremmo farlo ogni tanto, ma questa è un'altra storia...

martedì 20 novembre 2018

Cronache di un babbo in via d'educazione: l'Inizio

Se dovessi descrivere il momento in cui sono diventato padre, non parlerei della sala parto o del primo vagito di mio figlio.

Partirebbe tutto da una mattina presto, di un giorno qualunque, che non ricordo nemmeno. Avete presente il dormiveglia appena prima il suono della sveglia, quando con la coda dell’occhio vedete che mancano ancora 5 meritatissimi minuti?

È il momento in cui cominciate a rimettere a posto i pensieri, a riprendere le fila degli impegni. La consuetudine di quella mattina fu squarciata da mia moglie che entrò in camera brandendo uno stick bianco e con la faccia di quando mi fa le sorprese.

-Tieni!- Esclama.
E mi passa lo stick.

Io, cercando di spalancare al massimo gli occhi cisposi, prendo il test e vedo due linee.
In questo momento tutti si aspetteranno una reazione romantica. Baci abbracci lacrime.

Invece, almeno per me, è come se fosse apparso un gigantesco display con un conto alla rovescia, dove lo 0 corrisponde alla data del parto.
L’unica cosa che sono riuscito a dire è stata:
-Non è vero.-

Anche perché un pochino pensavo che fosse uno scherzo, dato che io sarei capace di scherzi da prete simili.

Chiarito il fatto che mia moglie è una persona seria, sono andato a lavoro.
Col display ancora davanti.
8 mesi, 29 giorni e 20 ore. O giù di lì.

Perché anche se non è un conto preciso comprendevo che mi rimaneva solo quel tempo per fare il ragazzo. L’ultimo periodo della mia vita relativamente senza responsabilità, di svago.

Non potevo sbagliarmi in modo peggiore...

Di Gabriele Mercurii Pinciotti

domenica 18 novembre 2018

Giochiamo con l'olfatto

Obbedisco ai risultati del sondaggio: mi avete chiesto di parlare di attività creative ed eccoci qua. In passato ho già parlato di percorsi sensoriali, attività grafico pittoriche, gioco simbolico, cestino dei tesori, travasi, manipolazione...
Trovare qualcosa di nuovo ed interessante non era facile. Allora mi è venuto in mente che con l'olfatto non lavoro mai al nido. Do per scontato che lo si alleni attraverso tutto ciò che è correlato al cibo.
Senza saperlo, ho fatto un'associazione alla Montessori, che infatti affermava che olfatto e gusto vanno a braccetto e si influenzano a vicenda.
La grande studiosa proponeva attività in cui il bambino, bendato o comunque ad occhi chiusi, deve associare sacchetti di cotone profumati. Questi vengono preparati dall'adulto: un odore per coppia e poi mischiati.
Il bimbo deve annusare, riconoscere e accoppiare. Altre varianti prevedono pannelli con velcro, oggetti con dischetti di cotone imbevuti di essenze..
Devo ammettere che con i più piccoli, a mio avviso, la sola fase della sperimentazione è già divertente. Il mettere insieme due sensazioni uguali è un passo successivo, ma non fondamentale in questa fascia di età.
Ancora una volta bottigliette o barattolini di omogeneizzati bucherellati possono assolvere alla solita funzione in maniera divertente. Possiamo riempirli con erbe aromatiche, saponette, scorze di arancia, stecche di cannella. Le opzioni sono tante e si può giocare anche con profumi e odori pungenti.
Ormai sono decisa a provare a allestire un'attività del genere appena potrò. Voi le avete già messe in atto? Che riscontro avete avuto nei bambini? Lasciate un commento, se avete voglia.
Spero di aver toccato un argomento interessante!

lunedì 12 novembre 2018

Cronache di un babbo in via d'educazione: mi presento...

Una sabato a pranzo, mio marito ed io avevamo l'ennesimo confronto sull'educazione di nostro figlio di 7 mesi. Non ricordo quale fosse l'argomento, ma ricordo bene che io cominciai a infervorarmi (strano, eh?! ;)) a causa di una frase di un nostro amico sulla questione papà.

"Le mamme hanno degli spazi nei quali potersi confrontare, ma ai neopadri, catapultati in un mondo altrettanto nuovo per loro, chi ci pensa?
Dovrebbero essere loro a mantenere i nervi saldi nei primi mesi di vita del bambino".

Ed ecco che mio marito tira fuori l'idea: "Potrei sceivere per Educhiamo, per spiegare a mamme, babbi ed esperti del settori quali sono state le sensazioni e i sentimenti, le difficoltà incontrate in questi mesi".

Ho accettato volentieri! Raccontarsi è sempre una risorsa per se stessi e per chi riesce ad ascoltare. A voi la lettura del primo post!

Salve a tutti,
Mi presento:

Gabriele, 36 anni ancora per poco, perito elettronico.
Persona razionale e logica, poco paziente, molto pratica e concreta.

La cosa buffa, ed il motivo per cui sto scrivendo, è che mi sono innamorato di una donna che è l’esatto mio opposto: sognatrice, pazientissima, lenta.

Anche le nostre professioni sono l’opposto: io faccio manutenzioni su macchinari per il trattamento denaro. Uno dei miei compiti è quello di uniformare tutti i macchinari, sincronizzarli, “piallando” tutti ciò che si discosta dallo standard.

Mia moglie, educatrice, invece ha il compito di rendere unico ogni bambino, coltivando le loro diversità. Opposti.

Ed è filato tutto liscio, ognuno pensava al suo e non metteva bocca nel lavoro dell’altro.

Fino al 21 marzo di quest’anno... quel giorno è successa una cosa agognata e temuta dalla maggior parte degli uomini: sono diventato babbo. E di colpo, tutto ciò che riguardava i metodi educativi, le strategie, i dubbi, le domande, le prove, hanno iniziato a far parte della mia vita.

Ma com’è essere il marito di un’educatrice, completamente a digiuno di pedagogia?
Lo scoprirete nel prossimo post!

G. Mercurii Pinciotti

domenica 4 novembre 2018

Non chiamiamoli cretini

Da molti anni lavoro come educatrice di asilo nido, dopo alcuni anni di università. Appena posso frequento corsi di formazione e leggo libri di pedagogia e didattica. Parlo con le colleghe, mi piace confrontarmi.

Ecco, all'ennesimo post su una pagina di educazione in cui si insegnava ai genitori a non mettere in atto una tecnica piuttosto che un'altra in maniera abbastanza categoria, mi sono proprio scocciata.

Invece di dire la mia commentando e innescando quelle feroci prese di posizione da social, rispondo con questo post.

È vero che esistono le teorie, è vero che la pedagogia deve essere utopica, è vero che chi divulga, anche solo su Facebook, ha il dovere di dire quello che è meglio per i bimbi.  Però é anche vero che esiste la realtà.

Una realtà in cui non tutti gli educatori godono di ricchezza di materiali, di libertà didattica, di benessere sul posto di lavoro. Una realtà in cui le famiglie sono spesso isolate e non sempre riescono a far parte di reti di sostegno. Sentirsi inadeguati è un attimo.

Dunque, diffondiamo pure quello che crediamo e leggiamo sui libri, ma non condanniamo. Non giudichiamo lo sbaglio degli adulti, perché un educatore e tanto più, un genitore non possono e non devono essere perfetti. Sbagliamo tutti.

E menomale che è così.  In pedagogia si sta dentro la situazione e gli educatori hanno degli strumenti per aggiustare la propria azione educativa in base a quello che si sta vivendo: la relazione è sempre unica e in divenire.

Non esistono ricette universali e non passiamo ai genitori questo messaggio. Si rischia di mortificarli e di far mettere in atto comportamenti falsati e distaccati: a casa si è mamma e babbo, non professionisti.

Con questo non voglio leggittimare mortificazioni o punizioni corporali. Esistono norme universali, ma dico solo che il motore di tutto è l'amore che abbiamo per i bambini.

Spesso con tanta teoria e tante elucubrazioni mentali, si dimentica il buon senso, che é essenziale per educare bene.

Questa pratica potrebbe essere nociva per determinati motivi: ecco, io te li spiego, ma troviamo insieme una via comune per la soluzione migliore per voi. Non dirò mai che un genitore è un cretino e nemmeno voglio che si senta tale: sono loro il meglio per il loro bambino.

Noi possiamo aiutarli a far risplendere quel che di bello c'è dentro di loro. Ma la risposta ai loro problemi è in loro, non nella nostra scienza.

E poi... che messaggio altrettanto negativo passiamo ai più piccoli se ci mettiamo a puntarci il dito contro?!