martedì 24 dicembre 2013

Buon Natale...

Buon Natale
a chi era un bambino tanto tempo fa e a chi lo è adesso,
a chi lavora nelle scuole e crede che educare sia il mestiere più bello,
a chi si è divertito ad aprire tutte le finestrine del calendario dell'avvento 
e un po'è dispiaciuto di essere arrivato al 24,
a chi ha cucinato i biscotti insieme ai suoi bambini e a chi si è dedicato a fare gli ultimi pacchetti regalo,
a chi stasera preparerà un goloso spuntino per Babbo Natale e a chi domani si annoierà durante il mega pranzo con i parenti ma in cuor suo sa che il prossimo anno sarà ancora lì, 
a chi ascolterà una poesia recitata a memoria,
a chi leggerà questo augurio.



mercoledì 18 dicembre 2013

Come si festeggia il Natale a scuola?

Ogni anno la "questione Natale" si ripropone in ogni scuola di ordine e grado: come festeggiarlo? Come addobbare i corridoi? Che regalino facciamo preparare per i genitori? Non è così scontato rimanere fuori da logiche contagiose che mirano al riproporre tradizioni, perdendo di vista l'obiettivo più importante: i bambini, sui quali è invece necessario basare ogni tipo di programmazione educativa.

Come educatori, dovremmo riuscire a trovare una modalità che affronti la tematica in maniera universale, accogliendo i bisogni formativi e le richieste dei bambini che abbiamo di fronte ogni giorno. Lavorando al nido, i festeggiamenti e i preparativi si risolvono in maniera abbastanza semplice e per lo più ruotano intorno alla figura di Babbo Natale: si raccontano storie per ingannare l'attesa, si addobba l'albero con palline dipinte dai bambini, si coinvolgono genitori per laboratori creativi e per organizzare la festa. 

Diciamo che le tematiche affrontate non hanno l'influenza etico- religiosa che assumono nei gradi scolastici più alti. In questo casi, la questione Natale si fa più seria. E'proprio degli scorsi giorni la notizia  pubblicata da Repubblica, che denuncerebbe i contrasti sorti in una scuola primaria dei Firenze, città in cui lavoro, in merito a una recita natalizia. Le insegnanti di quinta elementare avevano previsto di far esibire i bambini in canti tradizionali cattolici fino a quando un genitore ha obiettato, in nome del principio di laicità della scuola pubblica e del rispetto delle altre confessioni religiose (e non). Allora dalle canzoni sono state censurati i contenuti cristiani e questo ha provocato il pesante dissenso da parte di altri genitori, che  si sono rivolti al quotidiano e che appoggiano quella tradizione cristiana che tramanda il vero significato del Natale.

La scuola pubblica italiana oggi non può permettersi scivoloni di questo tipo: censurando, non si fa cultura, ma si evita il conflitto e si lascia uno spazio bianco, da riempire con cattiverie e offese gratuite, dovute all'ignoranza e all'ipocrisia della gente. Si fa cultura parlando, confrontandoci e estrapolando da quella che è una festa ormai commercializzata come il Natale, tutto quello che di bello porta con sè: la famiglia, il calore, l'accoglienza, la gioia, l'amore.

Facciamo cultura ripartendo dai valori e non cantando Tu scendi dalle stelle!

Il Natale potrebbe essere una bella occasione per parlare di emozione e di sentimenti, di come riuscire a fare qualcosa di concreto per gli altri e invece tante volte rimane incastrato nella stereotipia delle simbologie tipiche della festa. Potrebbe dare uno spunto per osservare come si festeggia nelle varie zone d'Italia, nel mondo. La storia di Rudolph, la renna col naso rosso, potrebbe essere la base per parlare di diversità, quella diversità che si dice tanto di tutelare, ma non viene poi rispettata. Essere diversi è, in ambito morale, una ricchezza, che viene perduta per sempre se si decide di far prevalere il pensiero della maggioranza.

E in tutto questo? I bambini che ruolo hanno? Sicuramente non trarranno giovamento da polemiche sterili. I bimbi imparano innanzitutto attraverso l'esempio dei loro genitori e tutto ciò che concerne la religione verrà appreso in famiglia e in chiesa. La scuola pubblica non è deputata a questi insegnamenti, se non nell'orario della materia specifica. Diventa un dovere di ogni adulto ridimensionare il senso del Natale e cercare di ritrovare il piacere e la meraviglia nelle piccole cose. 


martedì 10 dicembre 2013

Non siamo capaci di ascoltarli

Vi propongo un pensiero rubato all'introduzione del testo di Paolo Crepet, Non siamo capaci di ascoltarli (Einaudi): lo psicologo si rivolge a una bambina che sta per nascere e le augura quello che secondo lui serve per una vita piena e serena.
Buona lettura!


Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni – segnali a volte sfacciati delle nostre assenze – ma di attenzioni. Vorrei chegli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei piú saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente.


Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze piú impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: cosí nasce il ricordo, la memoria piú bella che è storia della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti, né pietire uno sguardo o un’ora d’amore.
Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia.

Adora la tua inquietudine finché avrai forze e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio con curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva.

Mi piacerebbe che la persona che piú ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell’orizzonte. E tu allora porterai quell’amore sempre con te, nascosto nella tua tasca piú intima.





mercoledì 4 dicembre 2013

Voglio e non voglio: qualche proposta di lettura

Leggere un libro a un bambino significa creare una relazione speciale all'interno di quel mondo incantato che viene raccontato nella storia. Per i bambini al di sotto di 3 anni, si consigliano albi illustrati, per cercare di narrare quello che le figure rappresentano e favorire una comprensione non necessariamente legata al testo.

Quello che si vede deve essere il più reale possibile: attraverso le immagini i più piccoli ri-conoscono un mondo che deve dunque assomigliare a quello in cui loro vivono. Allo stesso modo, anche le vicende dovrebbero essere credibili ed è per questo che lavorare sulle emozioni attraverso la lettura risulta essere molto efficace, poichè i bimbi rivivono in prima persona quello che affrontano ogni giorno e danno un nome a quello che sentono: ansie, paure, gioie e arrabbiature. Ecco perchè raccontare dei capricci, di come loro li sperimentano, di quello che provano in quei momenti e di come fare a farli sentire meglio diventa un momento importante, sia al nido sia a casa.

Tony Ross, per l'editore Mondadori, ha scritto una collana su una Principessina arrabbiata che urla disperata alla ricerca del ciuccio, che diventa un diavoletto perchè non vuole andare a letto, che vuole a tutti i costi il suo vasino. I titoli sono presto detti: Non voglio andare a letto, Voglio il mio ciuccio, Voglio la mia mamma, Voglio il mio vasino, Non voglio lavarmi le mani. Le immagini sono chiare e le parole integrano l'evidente espressione della principessa e del Re e della Regina, a volte rassegnati a volte divertiti dai capricci della figlia.


Non voglio fare il bagno (ed. Lemniscaat) illustra le avventure di Tigrolino, che ama giocare, saltare, correre e sporcarsi nel fango, ma odia pulirsi la bella pelliccia fino a quando deciderà da solo che è ora di farlo. Della stessa collana anche Non voglio andare a letto.


Un altro capriccio classico è quello davanti al cibo: non hai più voglia di quello che i genitori ti propongono tutti i giorni e dici di no persino a una gustosissima torta al cioccolato. Vuoi proprio mangiare quello che hai in mente tu e Achille, un piccolo coccodrillino, vorrebbe mangiarsi un bel bambino. Alla fine è costretto ad accontentare il papà e la mamma, già in lacrime perchè loro figlio rifiutava qualsiasi cosa gli venisse preparata. Mangerei volentieri un bambino (Babalibri ed.) è divertente sia per i bimbi sia per i loro genitori.


Descrivo solo alla fine un libro che tutti conoscerete bene: Che rabbia! di Mirelle d'Allanchè (Babalibri ed.). Roberto ha passato una giornata pesante e mal sopporta il babbo che gli dà ordini o che gli prepara per cena gli spinaci. Spedito in camera sua a "pensare", sente una cosa dentro che poi uscirà da lui tramite un urlo liberatorio: una Cosa grande e rossa, la personificazione della rabbia. Ovvio che il significato metaforico sia difficile da capire, ma il punto forte di questo libro è proprio in quell'AHHHHHHHH gridato ad alta voce, magari tutti insieme, che aiuta piccoli e grandi a buttare fuori le magagne della vita.