lunedì 21 novembre 2016

Il rispetto delle regole tra difficoltà di accettazione e possibilità di crescita

Le regole non hanno solo una funzione di limite,infatti se si recupera il vero significato etimologico scopriamo che la parola significa “guidare”. In questo senso possono allora servire per dare una guida al bambino in modo da non lasciarlo privo di punti di riferimento aumentando il rischio di comportamenti problematici. 

La maggiore difficoltà educativa è trovare un punto comune di accordo tra le regole date a scuola (o asilo nido) e le regole date a casa dai genitori. Per non generare conflitti le regole devono essere chiare e condivise da tutti, adulti compresi. 

Al nido o a scuola gli educatori hanno maggiore possibilità di segnare confini precisi, rispetto a quello che succede a casa. A questo proposito è quindi veramente importante avere una buona intesa tra adulti per prevenire contrasti. 

Faccio un esempio pratico di ciò che succede nella mia scuola a proposito del momento del pasto: invitiamo sempre i bambini almeno ad “assaggiare” e con il tempo alcuni bambini iniziano ad assaggiare anche pietanze che prima evitavano sempre. Questa modalità viene condivisa con il genitore in modo da poter avere una linea di azione comune tra scuola e famiglia. 

A scuola è più facile il mantenimento di regole precise in quanto il tempo è scandito da una routine di cui il bambino non può fare a meno e che costituisce una base rassicurante. E’ necessario che le educatrici e le maestre si accordino sulle regole e sulle modalità operative e le mantengano uguali con tutti in modo che certi “NO” siano punti fermi delineati per tutti. 

E' proprio a questo punto che si effettua un passo importante per il bambino, cioè assimilare la regola, farla sua per poter crescere. Porto un esempio concreto per far comprendere meglio: dopo che il bambino è andato in bagno si deve lavare le mani.  Come faccio a insegnarti questo passaggio importante se non te lo spiego? 

Allora sto lì con te, ti spiego di prendere il sapone, fare le “bolle”, sciacquare, asciugare. Farò così un po’ di volte e poi con il tempo anche i più piccoli impareranno! Certo richiede fatica, ma questa regola ti apre la porta dell’autonomia, del fare da solo avendo acquisito l’importanza di questo gesto. 

Maria Montessori diceva “segui il bambino”! Questo è molto importante, dobbiamo crescere con il bambino, aiutarlo a fare da se, in modo da aiutarlo nella sua piena autonomia. Allora da questo punto di vista la regola data dall’adulto diventa concreta possibilità di crescita.

di Chiara Candiani

martedì 15 novembre 2016

Le regole al nido: riflessione nel gruppo di lavoro

Il nido è prima di tutto un sistema sociale, in cui adulti e bambini si rapportano tra loro quotidianamente. Le regole sono alla base di ogni buona convivenza e diventano particolarmente importanti in un ambiente che debba garantire sicurezza e stabilità.

Martina ha analizzato nel suo articolo quello che l'approccio montessoriano prevede di mettere in pratica per far sì che un adulto riesca a far rispettare delle norme di comportamento essenziali. Credo che sia riuscita a descrivere al meglio quali sono le poche, ma essenziali direttive da seguire.

Ma tutto il gruppo di lavoro sarà d'accordo?

Vi è mai capitato di lavorare con colleghe così ansiose da tenere i bambini occupati in maniera ossessiva? O al contrario, vi è mai successo di lavorare con chi appoggia il libero volere di ognuno, che però rischia di diventare il caos?

Il mio punto di vista e di lavoro si inserisce sempre nel mezzo: soprattutto al nido, è giusto contenere i bambini in alcuni momenti, ma sperimentare l'autonomia è essenziale. Il punto essenziale della questione è evitare scontri fisici e progettare un ambiente senza pericoli.

Riuscire a far star seduti i bambini, far sì che sappiano aspettare il loro turno, tenerli in braccio in particolari occasioni. Sono tutte azioni educative, che insegnano ai bimbi una quantità enorme di comportamenti sociali e di sensazioni. Si impara a gestire ansia e frustrazione, si sperimenta la vicinanza dei coetanei e dell'adulto, si condivide a livello emotivo, si focalizza l'attenzione.

Al contrario, lasciare che un bambino sia libero di esperire l'ambiente, muovendosi dove vuole, prendendo ciò che vuole e facendo ciò che vuole, può sembrare pericoloso. Eppure se il ruolo dell'adulto è davvero quello del regista, che predispone giochi e materiali, che sistema eventuali pericoli, che resta presente, la valenza educativa è altrettanto pregnante per la costruzione della persona.

Educare non significa eliminare tutto ciò che si ritiene negativo: il bambino deve piangere, deve litigare con il compagno, deve farsi male...ovviamente tutto nella giusta misura! 

L'educatore deve riuscire se talvolta sono le proprie ansie a prevalere, spesso dovute a situazioni personali. Non c'è niente di male nemmeno in questo: prima di essere professionisti, siamo esseri umani con paure e rabbie, con un passato da portare dietro. Il lavoro da fare è quello della riflessione e rielaborazione: accettiamoci e decidiamo cosa è meglio per i bambini (non per noi) e se posso consigliare, condividere queste emozioni con le colleghe aiuta davvero tanto a trovare un metodo di lavoro comune che sia l'ideale per tutti.

giovedì 10 novembre 2016

Il limite e le regole nell'approccio montessoriano

Il concetto di limite e di regola ad un primo sguardo sembra cozzare completamente con l'idea montessoriana di libertà e di autoregolazione.

Ad uno sguardo più attento e meno superficiale ci si accorge che la propria personale libertà si trova inevitabilmente a contatto e confronto con quelle altrui e per questo motivo in ciascun bambino il senso della propria libertà si coniuga con il rispetto delle “regole”.

Regole che devono essere chiare, esplicitate e comprensibili in modo tale da aiutare i bambini ad interiorizzare un comportamento rispettoso e “accettabile”, ciò richiede che i bambini acquisiscano l'autodisciplina e la coscienza sociale, processi che possono avvenire solo durante una lenta maturazione ed a una cura costante alle singole, uniche ed irripetibili peculiarità.

Risulta quindi chiaro come lo scopo di insegnanti, educatori e genitori non sia quello di plasmare il bambino ed il suo futuro mediante una severa disciplina, ma anzi quello di aiutarlo a diventare maturo, indipendente e responsabile facendo esprimere la sua personale individualità.

A fronte di ciò che è appena emerso, come dovrebbe comportarsi quindi un adulto che si approccia a questo aspetto?
  • Evitare la violenza , è il metodo più efficace per insegnargli ad essere violento
  • evitare di immobilizzarlo fisicamente
  • evitare minacce e punizioni
  • evitare di mettere il bambino in imbarazzo schernendo la sua condotta
  • evitare di risolvere un capriccio in pubblico, meglio gestire la situazione in un luogo più privato e contenuto

Inoltre ritengo fondamentale sottolineare come sia sempre meglio indicare al bambino la giusta condotta anziché aspettare comportamenti sbagliati, per poi punirlo o sgridarlo. Ai fini di un approccio montessoriano, la disciplina risulta quindi non sintomo di punizione, ma sintomo di insegnamento.

Essa infatti permette al bambino di muoversi in autonomia in un ambiente adatto alle sue esigenze e stimolante per il suo sviluppo spontaneo, concede tempo per far sperimentare e ripetere esercizi utili per crescere. Tutto quanto appena detto getta le basi ad un altro concetto chiave dell'approccio montessoriano, l'autoeducazione.

Tutti i bambini cercano di violare regole e limiti, è un normale processo della crescita infantile e personale. È un modo diretto ed efficace per mettere alla prova gli adulti ed in base alle loro reazioni imparare a gestire limiti e confini tra accettabile e non accettabile.

Un passo per coinvolgere i bambini nella scelta delle regole è quello di concordale assieme,così che su alcune sia possibile trattare o mediare e così che anche il punto di vista del bambino venga ascoltato e accolto.

E se le regole vengono infrante? Con calma ma fermezza ricordiamo al bambino la regola e il motivo per cui è importante rispettarla. Si potrebbe anche condurlo ad una scelta più appropriata .

Il tavolo della pace
Quando il litigio coinvolge due bambini,ed arrivano al punto di essere troppo arrabbiati per ragionare, è in questa occasione che entra in scena il tavolo della pace, un luogo dove possono calmarsi seguendo una procedura che mette subito fine al diverbio.

Un tavolo a misura di bambino, due sedie, un campanellino ed un fiore o ornamento che simboleggi la pace. I bambini qui dialogheranno uno per volta fino al raggiungimento dell'intesa, se non riescono a trovarla, sarà necessario un mediatore. Il tavolo della pace fa sentire ascoltati, il proprio punto di vista viene accolto e che ognuno dei partecipanti riceverà un equo trattamento, impareranno a risolvere i litigi con onestà e buona volontà mantenendo una atmosfera armoniosa e collaborativa. Il campanello viene suonato ad accordo raggiunto.

di Martina Salmaso



martedì 3 maggio 2016

#RingraziaUnDocente: anche Educhiamo! aderisce alla Settimana Italiana dell'Insegnante

Anche io aderisco alla Settimana Italiana dell'Insegnante e approfitto dell'occasione per ringraziare quegli insegnanti che nella mia vita scolastica, hanno lasciato un segno positivo e che a distanza di tanto tempo, ricordo sempre con affetto.

Ringrazio la maestra Enrica che alla scuola materna (all'epoca, si chiamava ancora così), mi accoglieva tutti i giorni con un sorriso e mi faceva sentire a casa. Dava l'opportunità ai più grandi di prendersi cura dei piccoli e riguardando le foto di classe, era molto brava a tenere il gruppo: quanti eravamo!!

Ringrazio poi la professoressa Morandi che alle superiori ha creduto in me un pochino più degli altri insegnanti e mi ha consigliato di leggere quello che sarebbe diventato il mio libro preferito, Oceanomare. Con la sua umiltà, mi ha trasmesso l'amore per la storia e anche un po'per la filosofia, che non si stancava mai di spiegare nonostante io non capissi perchè Kant fosse tanto inquadrato.

Ringrazio infine il professor Catarsi, che all'università è stato un grande, dandomi consigli e opportunità... anzi dandoci, perchè lui era un uomo che formava veramente al lavoro e alla vita. I suoi insegnamenti e il suo buon senso mi accompagnano ogni giorno.


E voi chi ringraziate? Aderite anche voi a #RingraziaUnDocente

lunedì 29 febbraio 2016

Disostruzione pediatrica: è davvero così utile?

Vi dico subito che avevo molti dubbi sui corsi di disostruzione pediatrica e vi spiego subito perchè. Non è per puro spirito di contraddizione che ero un po'scettica di fronte a questo nuovo trend, ma i miei buoni motivi li avevo (e a dirla tutta, continuo ad averli).

Ho frequentato un lungo corso di pronto soccorso infantile l'anno in cui ho iniziato a lavorare al nido e ho imparato che la cosa più utile che si può fare per salvare la vita a un bambino e chiamare in maniera immediata il Pronto Soccorso.

Parlando con delle amiche neo mamme, i loro pediatri hanno spiegato loro quali sono le manovre di disostruzione pediatrica all'inizio dello svezzamento. Cosa è successo? Non si sono per niente tranquillizzate, hanno rallentato lo svezzamento e ogni volta che loro figlio agguantava un biscotto, lo fissavano con l'ansia trepidante, intimorite di dover intervenire da un momento all'altro al primo colpo di tosse.


Ecco, io non mi voglio far prendere dal panico. Ho preso il corso con questo spirito. Ho memorizzato le manovre da fare in caso di disostruzione di neonato e di bambino, ho interiorizzato le regole per il sonno sicuro, ho dato un'occhiata alla app One touch for help. Di sicuro, son tutte cose che vanno ad aumentare un bagaglio per non farsi prendere dal panico in casi di emergenza. 

Educatrici, neo mamme, nonne, fate il corso e imparate come fare a intervenire in modo corretto nei casi di ostruzione pediatrica, ma cercate di mantenere la calma: la prevenzione è importante, ma è altrettanto realistico pensare che forse non avremmo mai bisogno di realizzare davvero quelle manovre.