mercoledì 18 dicembre 2013

Come si festeggia il Natale a scuola?

Ogni anno la "questione Natale" si ripropone in ogni scuola di ordine e grado: come festeggiarlo? Come addobbare i corridoi? Che regalino facciamo preparare per i genitori? Non è così scontato rimanere fuori da logiche contagiose che mirano al riproporre tradizioni, perdendo di vista l'obiettivo più importante: i bambini, sui quali è invece necessario basare ogni tipo di programmazione educativa.

Come educatori, dovremmo riuscire a trovare una modalità che affronti la tematica in maniera universale, accogliendo i bisogni formativi e le richieste dei bambini che abbiamo di fronte ogni giorno. Lavorando al nido, i festeggiamenti e i preparativi si risolvono in maniera abbastanza semplice e per lo più ruotano intorno alla figura di Babbo Natale: si raccontano storie per ingannare l'attesa, si addobba l'albero con palline dipinte dai bambini, si coinvolgono genitori per laboratori creativi e per organizzare la festa. 

Diciamo che le tematiche affrontate non hanno l'influenza etico- religiosa che assumono nei gradi scolastici più alti. In questo casi, la questione Natale si fa più seria. E'proprio degli scorsi giorni la notizia  pubblicata da Repubblica, che denuncerebbe i contrasti sorti in una scuola primaria dei Firenze, città in cui lavoro, in merito a una recita natalizia. Le insegnanti di quinta elementare avevano previsto di far esibire i bambini in canti tradizionali cattolici fino a quando un genitore ha obiettato, in nome del principio di laicità della scuola pubblica e del rispetto delle altre confessioni religiose (e non). Allora dalle canzoni sono state censurati i contenuti cristiani e questo ha provocato il pesante dissenso da parte di altri genitori, che  si sono rivolti al quotidiano e che appoggiano quella tradizione cristiana che tramanda il vero significato del Natale.

La scuola pubblica italiana oggi non può permettersi scivoloni di questo tipo: censurando, non si fa cultura, ma si evita il conflitto e si lascia uno spazio bianco, da riempire con cattiverie e offese gratuite, dovute all'ignoranza e all'ipocrisia della gente. Si fa cultura parlando, confrontandoci e estrapolando da quella che è una festa ormai commercializzata come il Natale, tutto quello che di bello porta con sè: la famiglia, il calore, l'accoglienza, la gioia, l'amore.

Facciamo cultura ripartendo dai valori e non cantando Tu scendi dalle stelle!

Il Natale potrebbe essere una bella occasione per parlare di emozione e di sentimenti, di come riuscire a fare qualcosa di concreto per gli altri e invece tante volte rimane incastrato nella stereotipia delle simbologie tipiche della festa. Potrebbe dare uno spunto per osservare come si festeggia nelle varie zone d'Italia, nel mondo. La storia di Rudolph, la renna col naso rosso, potrebbe essere la base per parlare di diversità, quella diversità che si dice tanto di tutelare, ma non viene poi rispettata. Essere diversi è, in ambito morale, una ricchezza, che viene perduta per sempre se si decide di far prevalere il pensiero della maggioranza.

E in tutto questo? I bambini che ruolo hanno? Sicuramente non trarranno giovamento da polemiche sterili. I bimbi imparano innanzitutto attraverso l'esempio dei loro genitori e tutto ciò che concerne la religione verrà appreso in famiglia e in chiesa. La scuola pubblica non è deputata a questi insegnamenti, se non nell'orario della materia specifica. Diventa un dovere di ogni adulto ridimensionare il senso del Natale e cercare di ritrovare il piacere e la meraviglia nelle piccole cose. 


2 commenti:

  1. sono convinta che sia sbagliato prendersela con le recite e le canzoncine di natale, se fosse solo quello il problema nelle scuole italiane. del resto il natale è una festa cristiana e o ne parli o non ne parli. il punto è che come genitori atei ne abbiamo un po' le scatole piene dell'invasione della religione nelle scuole, sin dalla scuola materna. del crocifisso appeso al muro, delle benedizioni (è successo anche questo, se fosse accaduto nella scuola di mio figlio mi sarei opposta alo stesso modo perchè un conto è la tradizione del Natale, altro è permettere che dei bambini assistano ad un rituale superstizioso e siano indotti DALLA SCUOLA a credere che dell'acqua possa far miracoli o benedire alcunchè...), all'ora di religione che discrimina e allontana i bambini in base al credo religioso delle loro famiglie, oltretutto pagata da tutti noi anche se i nostri figli non se ne avvalgono. insomma, forse noi genitori atei abbiamo un po' il dente avvelenato verso qualcosa che di strettamente religioso non ha nulla, nè di spirituale. la spiritualità e la fede ognuno dovrebbe averla nel cuore e nell'anima e non dovrebbe imporla - o imporre la visione di oggetti o simboli o cerimonie di alcun tipo - a chi non ci crede. altrimenti non si chiama religione, si chiama idolatria.

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    1. Sono d'accordo con te per quanto riguarda l'idolatria e penso anche che le tradizioni debbano essere rinnovate,non ripetute in maniera a-critica.Le classi italianale di oggi sono diverse a quelle di 20 anni dovremmo cercare di rifondare degli usi e dei costumi più adeguati al tessuto sociale di oggi.Le canzoncine sono una piccolezza,ma è proprio per questo che sarebbe più facile ripartire da lì.Grazie per aver condiviso la tua opinione! :)

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