martedì 18 febbraio 2014

La cura del corpo al nido

Il tempo al nido viene scandito dalle routines, le quali aiutano il bambino piccolo a percepire lo scorrere del tempo, facendo esperienza della successione del tempo e permettendo al bambino stesso di ritrovarsi ogni giorno e di vivere la sua permanenza nel nido con serenità.
Tra i momenti di routines troviamo il momento della cura personale. La cura personale fa parte di un complesso processo nel corso del quale il bambino impara a conoscere il suo corpo e il proprio sè. Durante i momenti di cura del corpo ci si occupa del benessere del bambino, della cura del suo corpo, ci si preoccupa di suscitare il piacere che il bambino piccolo prova per quello che gli si fa e di favorire in lui ogni possibilità di autonomia. Ma le cure del corpo, come d'altra parte, le altre routines, consentono al bambino di costruire con le persone che si pendono cura di lui una relazione affettiva reale e significativa.
Nelle riflessioni che ci offrono Myriam David e Geneviève Appell nel loro testo "0-3 anni Un'educazione Insolita. Una nuova concezione dell'infanzia nell'esperienza di Loczy: un modello per gli asili nido" (istituto di Budapest creato e diretto da Emmi Pikler), gli autori mettono in evidenza delle azioni che costituiscono un momento di cura fortemente centrato sulla relazione: considerare il bambino come un essere umano attivo, che sente, che osserva, che registra, che comprende; non avere fretta nei tocchi, nei gesti, nelle parole, nelle azioni; rispettare il tempo e il ritmo del bambino, senza interruzioni nè confusione. 
Riflettiamo in maniera più approfondita su queste azioni. I gesti dell'adulto che accompagnano il momento della cura devono essere accompagnati da dolcezza: dolcezza che significa non tanto semplice gentilezza ma piuttosto riconoscere il fatto che il bambino è sensibile a tutto ciò che gli viene fatto e non può essere manipolato a piacere come fa comodo all'adulto. Quindi niente bruschi cambi di posizione, niente trascinamenti quà e là, niente strattoni, niente teste sfregate con eccessiva energia. Lo stesso modo per sollevare e appoggiare il piccolo sul fasciatoio è un buon esempio di questo atteggiamento: il bambino viene prima chiamato per nome, se necessario è messo sul dorso di fronte all'adulto che cerca di attirare l'attenzione; poi gli si solleva leggermente il braccio, in modo che la mano dell'adulto possa prendere la testa del bambino così che resti ben sostenuta; solo allora viene sollevato. 
Per riappoggiarlo, la stessa dolcezza e prima di lasciarlo l'adulto lo guarda, gli dice qualche parola con tono dolce e calmo, gli sussurra, gli sorride. Alla dolcezza si unisce la preoccupazione dell'adulto di riferimento di rendere partecipe attivamente il bambino al momento di cura. Durante le cure l'adulto parla al bambino guardandolo. Esso gli riferisce tutto ciò che gli fa  "Adesso ti sollevo, ci togliamo il pannolino sporco e ci rinfreschiamo un po' con l'acqua...".L'adulto cercherà poi di commentare anche le reazioni "Ah, fai le boccacce, non ti piace eh, ma abbiamo quasi finito. Stai sereno". E' chiaro che con bambini più grandi, quando il cambio inizierà ad essere fatto in piedi a terra, la conversazione e la partecipazione del bambino sarà molto più attiva.


Nel bambino piccolo si riesce ad evidenziare una cooperazione attiva se l'adulto utilizza i gesti spontanei del neonato: ad esempio, egli coglie il momento in cui il bambino alza il piedino per infilargli il calzetto, facendogli notare l'utilità di questo gesto. Poi mano a mano che il neonato cresce l'adulto può chiedergli di alzare il piedino, aspettando il momento buono e un movimento spontaneo del bambino per trasformare tutto ciò in un successo ampiamente commentato. Il bambino, crescendo, si fa sempre più cosciente di questa cooperazione che, ad un certo punto, diventa volontaria. Precisando che tanta dolcezza nei gesti, nelle attese e nelle parole non aumenta la durata delle cure perchè elimina tutti i momenti in cui il bambino si oppone alle manipolazioni "aggressive e frettolose" dell'adulto.
Nel momento in cui il bambino raggiunge una certa sicurezza nella posizione "in piedi" si può introdurre anche la cura delle mani: si può offrire al bambino un dispenser di sapone, un asciugamano a sua altezza (o salviette di carta a sua altezza), dargli tempo, rispettare il suo ritmo, cercando di lavare le mani accanto a lui, senza parole solo gesti, in modo tale da poter diventare un ottimo modello per "come" lavarsi le mani ... a volte le parole sono davvero poco fruttuose rispetto al comportamento e all'azione in silenzio!
Inoltre, nel bambino che ha raggiunto una certa consapevolezza e volontà nel momento routinario della cura, quindi un bambino che sta iniziando da sè a interessarsi al water o vasino, le azioni più importanti (in base a questa percezione pedagogica) da poter far riferimento nel rispetto del suo ritmo, del suo corpo, del suo sè sia: 
  • lasciare libero il bambino di svestirsi e rivestirsi da sè; l'adulto può aiutarlo nel momento in cui lo percepisce in difficoltà; 
  • lasciare libero il bambino di togliersi da sè il pannolino e buttarlo via nel bidone apposito;  
  • offrire al bambino la possibilità di scegliere se utilizzare il vasino o salire da solo con la scaletta nel water;  
  • offrirgli la possibilità di scegliere il pannolino da indossare;  
  • salutare insieme all'adulto, tirando giù da sè l'acqua ciò che rappresentano le "parti di sè" (ossia pipì e popò);  
  • essere accompagnato in questo tempo e spazio da un adulto che "accoglie" con delicatezza e dolcezza e non con fretta, disprezzo; 
  • essere rispettato nel suo tempo e nel suo ritmo.


Concludo riportando questo riferimento ripreso da un incontro formativo: 
IL BAGNETTO DI TUNDE 
Margot, una delle quattro nurse del gruppo, toglie il pannolino a Tunde, coricata sul fasciatoio. Tunde la guarda; Margot parlandole, aspetta che la bambina abbia separato le mani per toglierle la tutina. In seguito la appoggia su una bilancia per pesarla. Tunde muove le braccia e le gambe, poi si tocca le dita e sfiora il braccio di Margot. La donna la rimette sul fasciatoio e con l'ovatta la unge, molto delicatamente, le pieghe del corpo, nominandole (le orecchie, il collo, i polsi, le dita delle mani e dei piedi, i gomiti, le ascelle , i gomiti, le ascelle, le cosce, ecc.); è molto attenta ai suoni e ai movimenti di Tunde. La bambina è tranquilla e attenta, sfiora Margot varie volte, poi si mette in mano la bocca. Margot insapona Tunde sul fasciatoio con un guanto di spugna, descrivendole quello che sta facendo. Tunde la osserva , l'ascolta, agita braccia e gambe quando viene spostata leggermente...

(parte di riassunto di un filmato realizzato a Loczy, Il bagno di Tunde , 3 mesi)


Parole e avvolgimento del corpo con il gesto ... gioco, relazione e apprendimento che si intrecciano armoniosamente.

di Lucia Vichi

Foto di Xumet, Mikel Seijas Alonso

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