domenica 5 febbraio 2012

Bambini digitali in scuole digitali

Ho letto "La scuola digitale" di Paolo Ferri (Bruno Mondadori) perchè utilizzo in prima persona il web per fini lavorativi e perchè mi elettrizza il fatto di far parte dell'era 2.0. Pensate alle potenzialità dei nostri mezzi: siamo autori/ fruitori della conoscenza e tutto questo possiamo farlo comodamente da casa confrontandoci con persone che abitano a chilometri di distanza da noi.


In una società in cui ognuno pensa a raggiungere il proprio scopo, la prospettiva di cooperare seppure in maniera virtuale non mi sembra da poco e questo lo sanno soprattutto i più piccoli. "Digital Native", vengono definiti. 

Sono coloro che sono nati in un mondo pieno di tecnologie digitali e che quindi imparano ad usarle fin dalla nascita. Sarebbe impossibile pensare che questi bambini, una volta entrati a scuola, abbandonassero tutti i media che sono abituati ad usare ogni giorno per studiare solo e soltanto libri indicati dagli insegnanti.

Quest'ultimi infatti sono considerati "Gutenberg Native", figli della stampa e della carta, e spesso non metabolizzano i nuovi linguaggi delle tecnologie informatiche. Anzi, spesso sembrano ostacolare l'utilizzo di computer nelle scuole o a casa per fini didattici.

La situazione che vivo ogni giorno non è proprio quella descritta dal libro. E' vero che le potenzialità del Web 2.0 non sono ancora sfruttate a pieno dal mondo della scuola, sia per motivazioni economiche sia per bassa conoscenza (e quindi diffidenza). 

Vedo anche un crescente interesse per questi mezzi comunicativi ed espressivi: è evidente il risparmio di energie e di tempo, l'immediatezza dei messaggi, la possibilità di connessione e condivisione. Il libro comunque offre spunti di riflessione interessanti e Paolo Ferri, professore dell'Università Bicocca di Milano gestisce anche un blog sull'argomento.


A questo indirizzo la scheda del libro:

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