C'è chi insegna guidando gli altri come cavalli passo per passo.Forse c'è chi si sente soddisfatto, così guidato.C'è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo.C'è pure chi si sente soddisfatto, essendo incoraggiato.C'è pure chi educa senza nascondere l'assurdo che è nel mondo,aperto a ogni sviluppo, cercando di essere franco all'altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono.Ciascuno cresce solo se sognato.
Danilo Dolci
L'ultima frase di Danilo Dolci dovrebbe essere il motto di ogni educatore: un bambino viene educato se si ha un progetto per lui, se lo si immagina costantemente e si crede in lui. Se tutto viene lasciato al caso o al contrario se si hanno troppe aspettative, il fine dell'educazione decade. Sognare non significa pretendere.
Dolci non è un pedagogista classico, è in primis un educatore e tutto il suo pensiero si fonda sull'esperienza diretta con i bambini. Questo lo si deduce anche dal fatto che, a mio parere, è un estimatore (come bene) della sana scienza del buon senso, che viene sempre incontro ad ogni situazione.
Famoso soprattutto per le sue azioni contro la mafia, nel 1972 è stato il fondatore di una delle scuole sperimentali più importanti d'Italia, il Centro Educativo di Mirto, a Partinico. La sua didattica si fondava sulla domanda, su un approccio maieutico "alla Socrate": è l'alunno che chiede, interpella, esplora, interroga. Pensate cosa significava iniziare al pensiero critico negli ambienti siciliani degli anni di ferro.
Un metodo innovativo se si pensa alla tradizionale trasmissione di sapere. Dolci inoltre gestiva il gruppo ponendo le sedie a cerchio, per favorire il dialogo e concludeva le sue lezioni, chiedendo ai suoi studenti quali fossero i loro sogni. Troppo spesso ci si dimentica i desideri dei bambini, ma proprio su quelli si basa l'apprendimento duraturo: ancora una volta il sogno ritorna.
Questo sua metodologia è stata da tanti definita democratica per questo scambio di idee e pensieri, senza il bisogno di un autoritarismo che era in voga nelle istituzioni scolastiche e politiche dei tempi. Amo ricordare questa sua azione educativa come esempio per la mia: Danilo Dolci è proprio un grande! :)
Dolci non è un pedagogista classico, è in primis un educatore e tutto il suo pensiero si fonda sull'esperienza diretta con i bambini. Questo lo si deduce anche dal fatto che, a mio parere, è un estimatore (come bene) della sana scienza del buon senso, che viene sempre incontro ad ogni situazione.
Famoso soprattutto per le sue azioni contro la mafia, nel 1972 è stato il fondatore di una delle scuole sperimentali più importanti d'Italia, il Centro Educativo di Mirto, a Partinico. La sua didattica si fondava sulla domanda, su un approccio maieutico "alla Socrate": è l'alunno che chiede, interpella, esplora, interroga. Pensate cosa significava iniziare al pensiero critico negli ambienti siciliani degli anni di ferro.
Un metodo innovativo se si pensa alla tradizionale trasmissione di sapere. Dolci inoltre gestiva il gruppo ponendo le sedie a cerchio, per favorire il dialogo e concludeva le sue lezioni, chiedendo ai suoi studenti quali fossero i loro sogni. Troppo spesso ci si dimentica i desideri dei bambini, ma proprio su quelli si basa l'apprendimento duraturo: ancora una volta il sogno ritorna.
Questo sua metodologia è stata da tanti definita democratica per questo scambio di idee e pensieri, senza il bisogno di un autoritarismo che era in voga nelle istituzioni scolastiche e politiche dei tempi. Amo ricordare questa sua azione educativa come esempio per la mia: Danilo Dolci è proprio un grande! :)
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