giovedì 22 novembre 2018

Educhiamo con i libri: parliamo in piripu

Avete mai letto ai vostri bambini in un'altra lingua? Beh, se vi capita e se sono piccoli, vedrete che poco cambia: sono le immagini e il suono della vostra voce a comunicare con loro.

Se invece vi capiterà in mano un albo illustrato con ometti arancioni, elefanti, forteste intricate, firmato da Emanuela Bussolati (edizioni Carthusia), ecco che tutto sarà diverso.

Le avventure di Piripu Bibi incantano i bambini: dai più piccoli ai più grandi. Eppure le vicende narrate sembrano abbastanza banali: in Badabum, ad esempio, si racconta di un temporale.

Ma cosa rende speciale questa lingua strampalata e onomatopeica?

All'inizio del libro c'è una piccola spiegazione per gli adulti. Un libro è un oggetto e per il bambino rimane tale se un adulto non legge con trasporto. Il piripu serve per fare vocine e facce buffe, per instaurare un rapporto di complicità con il lettore e soprattutto per connettersi alla nostra parte bambina.

La storia non sarà mai la stessa: la mia interpretazione non sarà come la tua. E lo stesso libro diventa mille altri libri.

A volte, quando Teseo è triste, inizio a raccontare "Tararí tararera..." e lui si blocca per ascoltare.

Avete mai parlato in gibberish? Tutti dovremmo farlo ogni tanto, ma questa è un'altra storia...

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